Nessun progresso sostanziale, ma comunque la porta di un accordo tra Iran e Stati Uniti sul programma nucleare di Teheran non si è chiusa. Il quarto round di colloqui, che è si svolto a Muscat con la mediazione dell'Oman, è stato "difficile ma utile", ha fatto sapere la delegazione iraniana.
Discussioni "incoraggianti", ha confermato la controparte di Washington, annunciando che il confronto proseguirà "nel prossimo futuro". Ancora da sciogliere il nodo principale: gli ayatollah non cedono sull'arricchimento dell'uranio, mentre la Casa Bianca (con il sostegno di Israele) insiste per lo smantellamento delle centrifughe. Quest'ultimo round di negoziati (dopo quelli svolti sempre a Muscat e a Roma) si è svolto in un contesto di intensa attività nella regione, con Donald Trump che è atteso nel Golfo per la sua prima missione all'estero (escludendo i funerali di Bergoglio a Roma), mentre il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha già fatto tappa in Arabia Saudita e Qatar. Proprio il capo della diplomazia iraniana, prima di partire per l'Oman, ha affermato che "la capacità di arricchimento è uno dei successi della nazione iraniana" e che questione "non è negoziabile".
Mentre la "linea rossa" degli americani, come ha spiegato il capo delle delegazione Steve Witkoff, è che gli "impianti di arricchimento iraniani devono essere smantellati", per evitare che si arrivi ad un percentuale di uranio sufficiente a produrre una bomba atomica. Alla fine del confronto nella capitale del sultanato, durato circa tre ore, non si è trovata un'intesa sull'uranio, perché Araghchi ha ribadito che l'Iran non è disposto a "compromessi". Salvo concedere la possibilità di ridurre il tasso di arricchimento "per contribuire a costruire la fiducia reciproca". Teheran, inoltre, premer per un allentamento delle sanzioni americane. Allo stesso tempo, entrambe le delegazioni sono uscite dalle stanze delle trattative con un moderato ottimismo. Secondo un alto funzionario Usa, "è stato raggiunto un accordo per proseguire con i colloqui e continuare a lavorare sugli aspetti tecnici".
Sempre Araghchi ha fatto poi sapere che "i negoziati sono stati molto più seri ed espliciti rispetto ai tre round precedenti" e che "le questioni sono state discusse in dettaglio", quindi le cose "stanno progredendo". Il mediatore omanita ha parlato di "idee utili e originali che riflettono il desiderio di raggiungere un accordo onorevole".
Spettatore interessato in questo dossier è Israele. Il ministro degli Esteri Gideon Saar, ricevendo il collega tedesco Johann Wedepohl, ha affermato che "l'Iran è il regime più pericoloso del mondo" e per questo "non deve essere autorizzata ad acquisire l'arma più pericolosa del mondo". Tuttavia, fonti americane rilanciate dalla Nbc hanno confermato il crescente disaccordo tra Netanyahu e Trump sulla linea da seguire. Il premier israeliano, in particolare, non vede di buon grado le trattative e sarebbe frustrato dal rifiuto del tycoon di appoggiare raid israeliani contro gli impianti nucleari della Repubblica islamica. "Nessun disaccordo con Trump", è invece la posizione in chiaro espressa da Netanyahu, secondo cui Usa e Israele "hanno i loro interessi ma noi lavoriamo in collaborazione".
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