Il 70% dei magistrati del
distretto di corte d'appello di Palermo, che comprende le sedi
giudiziarie del capoluogo, di Agrigento, Trapani, Sciacca e
Termini imerese, ha aderito allo sciopero indetto
dall'Associazione nazionale magistrati contro la riforma della
giustizia. Una partecipazione massiccia se si considera che
all'ultima astensione, organizzata per protestare contro la
legge Cartabia, l'adesione fu del 48%. Per oggi, dunque, non si
terranno le udienze, salvo che nei casi previsti dal codice di
autoregolamentazione che impone la trattazione dei processi , ad
esempio, con imputati detenuti o nell'imminenza di scadenza dei
termini di custodia cautelare.
"Quello di oggi è uno sciopero per la Costituzione e a difesa
dei principi fondamentali ivi consacrati, primo tra tutti,
quello dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Fosse
dipeso da noi, ben volentieri avremmo trascorso la giornata di
oggi in udienza, ma il momento è talmente grave che non potevamo
fare altrimenti" dice il presidente dell'Anm del distretto di
Palermo Giuseppe Tango.
"I magistrati non stanno scioperando per difendere interessi
di corporazione o di categoria, ma avvertono, piuttosto, il
concreto e serio pericolo che la riforma della Costituzione oggi
in discussione renderà un cattivo servizio alle istanze di
giustizia dei cittadini, dando loro minore tutele e garanzie,
senza risolvere uno solo dei problemi concreti che affliggono la
giustizia", spiega.
"Di fronte a questo pericolo non si può restare in silenzio.
Libertà che pensavamo ormai conquistate grazie al sangue versato
dai nostri padri, rischiano di essere rimesse in discussione -
prosegue - Lo sciopero va allora inteso come grido di allarme
lanciato alla società civile, a tutte le donne e gli uomini di
buona volontà, che sicuramente avranno capacità e voglia di
ascoltarlo". Le toghe del distretto in piazza della Memoria,
dietro al tribunale, hanno letto il comunicato dell'Anm che
illustra le ragioni dello sciopero.
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