"Si è letto che io non voglio canzoni che trattino temi di guerra o di immigrazione a Sanremo. Si è trasformata un'affermazione a una domanda precisa cercando lo scoop, travisando, raccontando il falso". Carlo Conti bolla come fake news alcune interpretazioni circolate su sue recenti dichiarazioni in merito ai testi dei brani in gara al prossimo festival di Sanremo. L'occasione è il corso di formazione per giornalisti, 'Identità mediatiche e social media: Sanremo, fenomeno culturale e sociale?', ospitato nella sala degli Arazzi di Viale Mazzini.
"Prendo tutto con leggerezza, e trovo che il 'fumo' che si crea attorno al festival sia estremamente positivo, perché crea interesse, tiene alta l'attenzione. Mi piace meno quando vengono trasformate o strumentalizzate certe affermazioni", sottolinea il direttore artistico, nel suo intervento in collegamento. "Un po' di tempo fa - spiega alla platea di giornalisti - sono stato ospite di un podcast di tre vostri colleghi che mi hanno chiesto che cosa stavano presentando i cantautori. A una domanda precisa la mia risposta è stata che avevo notato come nella maggioranza dei casi i cantautori stiano tornando a parlare di cose più dirette, più piccole, quelle che ci circondano. Può essere la famiglia, un rapporto d'amore, un rapporto con i figli. Ho detto questo. Automaticamente poi si è letto che io non voglio canzoni che trattino temi di guerra o di migrazione a Sanremo. Quindi si è trasformata un'affermazione a una domanda precisa cercando lo scoop, travisando, raccontando il falso. Da qui nascono poi le fake news, perché quell'affermazione viene ripresa da siti, circola sui social e così a macchia d'olio si trasforma una cosa in un'altra". Un episodio che il conduttore non esita a definire "grave, una vicenda che mi ha colpito molto". Per Conti, dunque, "il gioco in questo grande carrozzone che è Sanremo è fantastico, importantissimo e determinante proprio per creare l'interesse, per mantenere alta l'attenzione sull'evento. Ma bisogna verificare sempre che cosa è stato detto, che cosa è vero e che cosa non è vero".
Nell'intervento del conduttore c'è spazio anche per i suoi personali ricordi sul festival: "Negli anni '80 sono andato a Sanremo con la mia 127 arancione, partendo da Firenze, come inviato di una delle radio private per le quali lavoravo in quel periodo. Ero alla ricerca di qualche battuta, di un saluto, di una piccola intervista da rubare letteralmente a qualche cantante che stava entrando all'Ariston o che usciva dall'albergo. Non avrei mai immaginato in quegli anni lì di ritrovarmi un giorno sul palco di Sanremo e addirittura diventarne il conduttore e il direttore artistico", sorride. "Sanremo per me è casa", sottolinea Conti, che mercoledì 18 dicembre condurrà con Alessandro Cattelan dalla città dei fiori Sarà Sanremo, la serata speciale che definirà le Nuove Proposte in gara al festival e insieme permetterà ai 30 Big in gara di annunciare i titoli dei rispettivi brani. "È familiare l'Ariston. Non sento più quell'emozione di allora. È buffo, no? Adesso che ho un ruolo di responsabilità, mi sento a casa e non ho nessun tipo di pressione. Allora che ero un ragazzetto dalle mille speranze alla ricerca di un'intervista, sentivo l'emozione e il pathos di essere a Sanremo. Come direbbe Bennato, sono solo canzonette, ma è un argomento che interessa tutta l'Italia, che catalizza l'attenzione degli italiani, una grande festa della musica".
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