di Lorenzo Dolce
La Procura di Pescara ha
depositato l'appello contro la sentenza di primo grado sulla
tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), travolto
il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò la morte di 29
persone. La Procura ha impugnato la decisione, emessa lo scorso
23 febbraio dal gup del Tribunale del capoluogo adriatico,
relativamente a tutte le persone assolte per le quali era stata
chiesta una condanna. Il procedimento davanti al gup si era
concluso con 25 assoluzioni e 5 condanne.
In primo grado sono stati condannati il sindaco di Farindola,
Ilario Lacchetta, a due anni e otto mesi; il dirigente del
settore viabilità della Provincia di Pescara e il responsabile
del servizio viabilità dell'ente, Paolo D'Incecco e Mauro Di
Blasio (3 anni e 4 mesi); l'ex gestore dell'albergo,
rappresentante della Gran Sasso Resort & Spa, Bruno Di Tommaso
(sei mesi) e il redattore della relazione tecnica per
l'intervento sulle tettoie e verande dell'hotel, Giuseppe Gatto
(6 mesi).
Tra le assoluzioni quelle dell'ex prefetto di Pescara
Francesco Provolo, dell'ex presidente della Provincia di Pescara
Antonio Di Marco e di esponenti di varie istituzioni, quali
Regione Abruzzo, Provincia di Pescara, Comune di Farindola e
Prefettura. I motivi delle assoluzioni sono contenuti nelle
motivazioni depositate dal gup Sarandrea a tre mesi dal
pronunciamento. Il documento di 274 pagine si concentra sul
concetto di imprevedibilità dell'evento e sulla non
riscontrabile responsabilità degli imputati, che esclude
"qualsivoglia collegamento causale tra la presunta condotta
omissiva tenuta dagli imputati e il crollo dell'hotel
Rigopiano".
La procura, rappresentata dal procuratore capo Giuseppe
Bellelli e dai pm Andrea Papalia e Anna Benigni, nel corso del
processo aveva chiesto 26 condanne, per un totale complessivo di
151 anni e mezzo di reclusione, e quattro assoluzioni. Subito
dopo la lettura della sentenza, in aula era scoppiato il caos,
tra la rabbia e la disperazione dei parenti delle vittime.
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