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ANSAcom - In collaborazione con Ail
"La domanda di terapie Car-T contro vari tumori del sangue sta crescendo: i pazienti candidabili sono circa un migliaio ogni anno e sono tutti pazienti che potranno avere una buona prospettiva di sopravvivenza rispetto al passato. Gli ospedali, però, non hanno risorse adeguate e anche l'offerta dei centri sul territorio non è uniforme, con forti disparità.. E' dunque necessario affrontare la questione aprendo un tavolo di confronto con il ministero, le Regioni e gli specialisti". E' la posizione espressa da Paolo Corradini, direttore Divisione di Ematologia, Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, e professore di Ematologia all'Università di Milano, in occasione dell'evento 'car-T il futuro è già qui' promosso dall'Ail.
"Si iniziano ad avere problematiche organizzative negli ospedali e non ci sono risorse aggiuntive per gestire questi pazienti il cui numero è in crescita: si tratta di pazienti oncologici che oggi in gran numero guariscono, ed il Sistema sanitario nazionale deve farsene carico. Pensare di gestiore questa domanda crescente di cure innovative ad isorisorse è impensabile", rileva l'esperto. Una criticità importante è poi dovuta anche alle disomogeneità sul territorio: "La regionalizzazione della sanità ha dei pro e dei contro. Oggi, ad esempio, in Italia ci sono 44 centri autorizzati per l'utilizzo delle Car-T, ma non sono uniformemente distribuiti: in Lombardia ve ne sono 10, ma in altre regioni con milioni di abitanti non ne è presente neanche uno. Questo perchè manca una governance centrale".
Secondo Corradini, "questo modello è una deregulation spinta nell'ambito di una terapia salvavita": "Bisognerebbe avviare un tavolo di confronto con ministero, regioni ed esperti, per creare un nuovo modello gestionale". Presto, avverte, "gli ematologi si troveranno infatti nella tremenda situazione di dover scegliere tra pazienti per assegnare i pochi posti letto disponibili". Il punto è infatti "ottimizzare le risorse che ci sono e razionalizzare il sistema: non si devono moltiplicare i centri ma organizzarli e creare una rete anche con i centri minori, considerando che sono circa uin migliaio i pazienti eleggibili ogni anno e che la terapia csar.-T ha un costo medio di 180mila euro per paziente", sottolinea. Va poi considerato un altro aspetto: il tempo. Come per gli infarti, anche le Car-T "sono terapie tempo-dipendenti - spiega Corradini -. Non ha dunque senso garantirle con tempi lunghi, quando perderebbero efficacia. Un esempio è la Francia, dove il tempo dal momento in cui lo specialista reputa opportuna la terapia car-T all'infusione nel paziente è di 60 giorni. In Italia, invece, la situazione è molto variabile e con troppe differenze sul territorio".
ANSAcom - In collaborazione con Ail
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