Siti Internazionali
Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
In evidenza
Temi caldi
ANSAcom
ANSAcom - In collaborazione con UNIONCAMERE
Nuovi modelli affiancano l'idea tradizionale dell'imprenditore italiano della seconda metà del Novecento, un uomo adulto, intraprendente e innovatore, capace di combinare capitale e lavoro, attivo nel settore industriale e dei servizi. "Vi sono nel nostro Paese tanti potenziali bacini in cui può svilupparsi una nuova imprenditorialità - dai giovani, alle donne, agli immigrati, che sempre più spesso tendono a mettersi in proprio e replicano lo spirito che avevano i nostri padri e nonni nella seconda metà del Novecento", afferma l'economista e sociologo, Mauro Magatti, presentando il Rapporto Italia Generativa 2024 'Giro di boa. Il segno che resta dell'imprenditività italiana' curato dal Centre for the Anthropology of Religion and Generative Studies (ARC) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, presso la sede di Unioncamere.
In particolare il 48% dei giovani italiani, secondo l'indagine Eurobarometro 2022, esprime una preferenza per l'autonomia lavorativa rispetto al lavoro dipendente, un dato superiore a quello dei coetanei francesi (33%) e tedeschi (38%).
Il problema è che i ragazzi italiani hanno la percezione di avere a che fare con un ambiente "tendenzialmente ostile" e "quando si analizza la percentuale di persone della stessa fascia di età che vedono buone opportunità di avviare un'attività ma non procedono per paura del fallimento, l'Italia si colloca ai vertici del ranking".
Avviene così, come sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che l'ultimo decennio ha visto sparire - tra chiusure e superamento della soglia di età degli amministratori - oltre 153 mila attività guidate da under 35. "Il dato demografico c'entra, ma rispetto a qualche anno fa è venuta meno anche la voglia dei giovani di fare impresa perché la reputano una scelta troppo complicata. L'80% dei giovani ritiene non semplice avviare una nuova impresa, un primato negativo che dobbiamo superare", dichiara Prete invitando a fare una riflessione sul peso della burocrazia, tanto più in un periodo di turbolenze come quello che stiamo vivendo, da ultimo con i dazi.
"Abbiamo individuato e analizzato - dice Magatti - le principali barriere all'imprenditorialità, che smorzano ogni entusiasmo: burocrazia, credito negato, modesta formazione, welfare insufficiente. In un Paese che cresce poco, tutto questo è intollerabile".
Il rapporto pone alcune questioni di fondo ritenute di assoluta necessità: un nuovo patto formazione-impresa per coltivare competenze ibride (tecnico-umanistiche); ecosistemi regionali come laboratori di sperimentazione glocal; una finanza paziente che premi l'originalità sulla standardizzazione.
Il capitalismo nazionale è ritenuto possedere elementi unici e distintivi, che vanno riscoperti e declinati in chiave contemporanea: l'umanesimo operativo, la creatività sistemica, il glocalismo virtuoso, la resilienza generativa. "L'Italia - si legge nel testo - può scrivere un capitolo inedito: dimostrare che produrre valore economico non è antitetico a creare bellezza e che efficienza numerica e human touch possono coesistere".
https://www.unioncamere.gov.it/agenda/presentazione-del-3deg-rapporto-italia-generativa
ANSAcom - In collaborazione con UNIONCAMERE
Ultima ora