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ANSAcom - In collaborazione con Gilead
"Dobbiamo cercare di eliminare il termine 'triplo negativo'. Dobbiamo cercare di eliminare questo nome perché serviva ad indicare che c'erano scarse opzioni terapeutiche, oggi non è più così". Lo ha detto Lucia Del Mastro, direttore della Clinica di oncologia medica dell'IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e professore ordinario di Oncologia Università di Genova, intervenendo alla conferenza stampa a Milano sui nuovi impieghi terapeutici del farmaco Sacituzumab govitecan.
Il tumore al seno triplo negativo è un tipo di carcinoma che il cui nome indica il fatto che nelle sue cellule non è presente nessuno dei tre principali bersagli molecolari per cui esistono trattamenti efficaci disponibili invece per la cura di altri tipi di cancro della mammella. I bersagli sono il recettore degli estrogeni, il recettore del progesterone e un aumento dell'espressione del recettore 2 del fattore di crescita dell'epidermide (HER-2). Il triplo negativo, privo di questi recettori, rappresenta circa il 15% dei carcinomi alla mammella, ed è uno dei più complessi da curare, la cui prognosi, un tempo, era spesso considerata infausta.
Oggi, ha spiegato Del Mastro, il quadro è differente e le opzioni terapeutiche sono maggiori, quindi "dobbiamo impegnarci come società scientifica a togliere questa etichetta per le quali la donne hanno sviluppato un vero e proprio terrore. Ci dobbiamo inventate un termine diverso".
"I tripli negativi sono un termine con cui raggruppavamo tumori diversi di cui non capivamo il comportamento - la ha fatto eco poco dopo il prof. Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento Corp-S assistenziale e di ricerca dei percorsi oncologici del Distretto Toracico Istituto Nazionale Tumori IRCCS "Fondazione G. Pascale" di Napoli - ma ora stiamo iniziando a capirli e tra dieci anni questo termine non esisterà più".
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