TEL AVIV - Un raid israeliano nel nord della Striscia ha ucciso tre dei figli del leader di Hamas all'estero Ismail Haniyeh. Da Doha, in Qatar, dove vive abitualmente, Haniyeh li ha definiti "martiri sulla strada della liberazione della moschea di al Aqsa e di Gerusalemme". Ed ha aggiunto che l'attacco non cambia di una virgola le "richieste della fazione sul cessate il fuoco" nei colloqui indiretti tra le parti in corso al Cairo.
L'attacco in cui sono stati uccisi i tre figli di Haniyeh - Hazem, Amir e Mohammad - è avvenuto nel campo profughi di al Shati, nel nord dell'enclave palestinese. L'esercito ha confermato il raid sostenendo che i tre "erano operativi di Hamas, uno delle Brigate Qassam" ed avevano condotto "attività terroristiche nel centro di Gaza". Secondo le ricostruzioni dei media, un missile lanciato da un drone ha colpito l'auto su cui viaggiavano mentre stavano andando, con amici e conoscenti, alla Festa dell'Eid al-Fitr che chiude il mese di Ramadan. Sulla stessa auto o convoglio, secondo lo stesso Haniyeh, c'erano anche suoi nipoti: il bilancio dell'attacco sarebbe di almeno 6 morti. Ma su questo l'Idf non ha dato conferme.
Il capo di Hamas ha denunciato quella che ha descritto come "la brutalità di Israele", ma ha sottolineato che i leader palestinesi non si tireranno indietro se le loro famiglie e le loro case verranno prese di mira. "Non c'è dubbio - ha accusato Haniyeh - che questo nemico criminale è guidato dallo spirito di vendetta. Ci sono una guerra di pulizia etnica e un genocidio in corso. C'è uno sfollamento di massa". Poi ha aggiunto che 60 membri della sua famiglia sono stati uccisi dall'inizio della guerra. Ed in serata ha incassato le condoglianze del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
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