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Al Teatro Elicantropo di Napoli 'Confiteor' di Giovanni Testori

Al Teatro Elicantropo di Napoli 'Confiteor' di Giovanni Testori

Dal 27 marzo. Una famiglia e la nascita di un disabile

NAPOLI, 24 marzo 2025, 12:02

Redazione ANSA

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È ispirato ad un tragico fatto di cronaca familiare avvenuto a Busto Arsizio 'Confiteor' di Giovanni Testori, che sarà in scena nel Teatro Elicantropo di Napoli da giovedì 27 marzo alle ore 20.30 (repliche fino a domenica 30), con Giuseppe Calamunci Manitta e Tiziana Risolo, per la regia di Alfredo Traversa.
    Scritto nel 1985 e messo in scena per la prima volta nel 1986, Confiteor, sottolinea una nota, "rappresenta l'apice della produzione drammaturgica di Giovanni Testori, oltre che uno dei testi più significativi del teatro italiano degli ultimi decenni". Presentato da Enecedete, l'azione dell'allestimento è affidata a due voci: un giovane che, per eccesso di amore e quindi di disperazione, si fa fratricida, e una madre, che nell'abisso del proprio dolore non desiste dal gettare la sua annichilita speranza sull'orgoglioso calvario del figlio. "Due voci incatenate la cui violenta risonanza riempie da sola l'intero spazio scenico - si mette in evidenza - Un'opera capolavoro, che il teatro italiano ha sempre trascurato proprio per la sua pericolosa capacità di ri-svegliare le coscienze degli spettatori e dei teatranti".
    Il nocciolo attuale dello spettacolo è il dilemma, il mistero, il buio che d'improvviso travolge una famiglia con la nascita di un 'diverso', di un disabile. La vita di una famiglia (madre, padre e due figli) in quest'opera, "è l'apoteosi della ricerca spasmodica dell'amare senza riuscire a capire come fare". Il regista e attore pugliese Alfredo Traversa da anni si dedica alla riproposizione di questo testo, la cui visione è emotivamente molto forte per il pubblico a causa del suo particolare tema e di come viene esposto. Si tratta, come tutto il teatro testoriano, di teatro della "parola", in quanto molto più che alle forme è proprio alla parola affidato il compito della "rivelazione" dei propri comportamenti, ma anche dei propri pensieri e della propria natura più profonda, in cui lo spettatore può identificarsi per quanto tale operazione possa risultare anche sgradevole. Confiteor rivela già nel titolo la sua vocazione a connettersi con l'originaria funzione del teatro; la confessione è parzialmente liberatoria ma è pubblica, serve soprattutto a provocare un dibattito con noi stessi e con gli altri: il teatro sembra indicarci una strada per diventare uomini e donne migliori. Emerge l'importanza della pietà e della carità. "Uno spettacolo per chi ama il teatro, per chi crede nel teatro come possibilità di cambiamento, che capiterà raramente di vedere sulle scene italiane" conclude la nota.
   

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