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Reparti di Medicina pieni, mancano posti letto e personale

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Reparti di Medicina pieni, mancano posti letto e personale

Gli internisti: il 58% in overbooking, ma è evitabile 1 ricovero su 3

ROMA, 10 maggio 2025, 18:01

di Manuela Correra

ANSACheck
ospedali, posti letto - RIPRODUZIONE RISERVATA

ospedali, posti letto - RIPRODUZIONE RISERVATA

I reparti di Medicina interna degli ospedali italiani, quelli in cui affluiscono circa la metà dei ricoverati totali ed in particolare anziani e pazienti cronici complessi, sono talmente saturi da andare in overbooking: nel 58%, infatti, il tasso di occupazione dei posti letto è oltre il 100% e ciò significa che i malati sono costretti perfino su una lettiga in corridoio, con un solo separé a garantire la privacy. Ad acuire l'emergenza c'è anche la carenza cronica di personale, riscontrata nell'85,65% dei reparti dal Nord al Sud.

Molti dei ricoveri sono poi anche imputabili a cause 'sociali', ovvero alla mancanza di assistenza fuori dall'ospedale che ritarda inevitabilmente le dimissioni. Eppure, ben 1 ricovero su 3 sarebbe in generale evitabile con una migliore presa in carico dei servizi sanitari territoriali e se si facesse più prevenzione. E' un quadro preoccupante quello che emerge dalla nuova indagine condotta dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri italiani (Fadoi) su 216 unità operative in tutte le regioni, presentata al 30/mo congresso della Federazione.

"La situazione sempre più critica nella quale si trovano ad operare i nostri reparti - spiega il presidente Fadoi Francesco Dentali - dipende non da ultimo dall'errata classificazione dei reparti di Medicina interna come a bassa, anziché medio-alta intensità di cura. Questo si traduce infatti in una minore dotazione di personale e strumentazioni diagnostiche".

Inoltre, "ci sono molti pazienti, soprattutto anziani, che permangono per motivi 'sociali', perchè non potrebbero avere assistenza adeguata se venissero dimessi, e questo fenomeno dei 'ricoveri per motivi sociali' aggrava ulteriormente la carenza cronica di posti letto". Anche se ci sono dei segnali positivi, e la percentuale di chi va a casa ma con l'assistenza domiciliare integrata attivata è salita al 43,98%. In generale, rileva Dentali, "il numero dei posti letto è gravemente insufficiente: l'Italia ne ha meno della metà della Germania, e con una popolazione che invecchia.

Il loro numero nelle Medicine interne è di 35mila e, complessivamente, l'Italia ha 3.1 letti per mille abitanti contro gli 8 della Germania e collocandosi sotto la media Ue". Una situazione considerata con attenzione dal ministro della Salute Orazio Schillaci che, intervenendo al congresso, sottolinea come "non possiamo continuare a pensare alla Medicina interna come a un serbatoio per supplire a carenze dei sistemi di assistenza sociale. Dobbiamo quindi investire - afferma - su nuovi modelli organizzativi ed è quello che stiamo facendo con il Pnrr per potenziare l'assistenza sul territorio e la cura al domicilio". Il ministro riconosce poi che la Medicina interna "non trova pieno riconoscimento nei modelli organizzativi regionali, che vedono collocate spesso le medicine interne tra i reparti a bassa intensità di cura. Proverò a correggere questo - annuncia - con un Decreto Ministeriale che ridefinirà anche gli standard ospedalieri".

Se per Schillaci la riforma dell'assistenza territoriale è la soluzione, la Fadoi sottolinea tuttavia come la stessa "stenti a decollare" e, in un mix tra speranze e scettiscismo, il 72,22% degli internisti ritiene che le nuove Case di Comunità potranno effettivamente ridurre il numero dei ricoveri, "ma bisognerà vedere come verranno realizzate".

Dall'altro lato, è anche vero che un ricovero su 3 e oltre 2 milioni di giornate di degenza sarebbero evitabili puntando su servizi territoriali e maggiore prevenzione, afferma Fadoi, e Schillaci rileva come le Regioni dovrebbero spendere almeno l'8% del Fondo sanitario in prevenzione contro l'attuale 5%.

Nel 35,19% dei reparti, infatti, l'11-20% dei ricoveri sono dovuti proprio alla poca prevenzione, dagli stili di vita scorretti alla scarsa aderenza a screening e vaccinazioni. Infine, tra sovraffollamento dei reparti e carenze di organico, non stupisce se il 48% degli internisti dichiara di non trovare più tempo per fare ricerca. Un danno notevole, "perché dove si fa ricerca migliora anche la qualità dell'assistenza", conclude il presidente Fadoi.

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