Mentre pare avviarsi a soluzione
la vertenza di alcuni lavoratori, precari dal 2014, del Teatro
Arena del Sole di Bologna ("spero che si giunga a una soluzione
positiva già in settimana, ma non posso scendere in dettagli
essendo ancora in corso la trattativa", ha detto il direttore di
Emilia Romagna Teatro, Valter Malosti), il teatro di via
Indipendenza inaugura la stagione 2023/24 con lo spettacolo
"Frankenstein (a love story)", portato in scena in prima
assoluta dalla compagnia riminese Motus il 13 e 14 ottobre
prossimi.
"Si tratta di un atto simbolico e coraggioso che il 'nuovo
teatro' apra la nostra stagione. Un titolo che abbiamo aiutato a
realizzare", ha poi detto Malosti. Diretto da Daniela Nicolò ed
Enrico Casagrande, i fondatori nel 1991 di Motus, Frankenstein
vedrà in scena, insieme allo stesso Casagrande, le attrici
Silvia Calderoni e Alexia Sarantopoulou. Attiva a livello
internazionale, Motus ha sempre lavorato sulle più aspre
contraddizioni del presente: "Il tema della mostruosità e della
diversità del corpo è sempre stato presente nei nostri
spettacoli - ha spiegato Daniela Nicolò alla presentazione del
progetto -. Il romanzo Frankenstein è stato scritto nel 1818 da
Mary Shelley quando aveva solo 19 anni, è già questa è la prima
mostruosità se si pensa all'epoca. Non a caso doveva essere
pubblicato col nome del marito. Nella creazione dello spettacolo
- ha detto ancora Nicolò - siamo partiti proprio dalla vita di
Shelley, mettendo in scena la scrittrice stessa".
La figura del mostro che non ha nome viene fatta rivivere al
femminile, la creatura appunto, interpretata però da un uomo,
Casagrande, che in questa occasione torna a calcare il
palcoscenico dopo 20 anni. La linea drammaturgica, scritta da
Ilenia Caleo ibridando vari linguaggi, attraverso
l'interpretazione di 2 attrici e un attore "sviluppa profonde
solitudini come una sorta di battello che va". "Frankenstein (a
love story)" fa parte di un più ampio progetto che nel 2024
dovrebbe approdare alla realizzazione di un film, "Frankenstein
(a history of hate)", realizzando così un dittico che gli autori
sperano poi di rappresentare assieme.
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