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Il 'pirata' Giulio Lolli fu condannato a morte in Libia

Il 'pirata' Giulio Lolli fu condannato a morte in Libia

Trasmessi gli atti, attualmente è detenuto in Italia

BOLOGNA, 12 aprile 2025, 20:35

Redazione ANSA

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Giulio Lolli a Tripoli nel 2019 fu condannato alla pena di morte sostituita poi con l'ergastolo.
    L'informazione emerge dalle sentenze libiche recentemente trasmesse per le via diplomatiche attraverso le ambasciate italiana e libica. L'imprenditore bolognese, finito a processo e condannato a Rimini e a Bologna per le vicende della Rimini Yacht, fuggito in Libia ed estradato nel 2019 sotto l'impulso della Procura della Repubblica di Rimini e quindi del sostituto procuratore Davide Ercolani, è attualmente in carcere in Italia.
    Lo stesso Lolli in una lunga nota lo scorso gennaio attraverso il suo avvocato, Claudia Serafini, si era detto "indignato" per la scarcerazione di Almasri Osama Najeen, uno dei suoi carcerieri. Nel fascicolo libico su Lolli vengono riepilogati alcuni fatti accaduti in Libia. A partire dall'arresto per possesso di una pistola da 6 mm.
    In base al resoconto, nel 2015 Lolli era riuscito a vendere 5 imbarcazioni di cui una al Ministero del petrolio per 220 000 euro. In quello stesso anno, tra marzo e aprile 2015, le autorità libiche lo avevano intercettarono in diversi viaggi per mare. Il "pirata" che si faceva chiamare Karim dopo la conversione all'Islam trasportava cassette di pronto soccorso e persone da un porto all'altro della Libia. A quell'epoca avrebbe lavorato per Taha AI-Misrati, un comandante militare che aveva occupato una larga parte del porto di Tripoli. Ma i guai quelli veri che lo porteranno ad una sentenza di pena di morte arrivano durante la rivoluzione. Lolli, come si legge nel resoconto libico era "uno straniero di nazionalità italiana senza collegamento con la vicenda libica, era ciò che tecnicamente è chiamato un mercenario. Per ciò le sue azioni hanno causato frammentazione e divisione della società libica".
   

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