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Il caso Pierina Paganelli, Dassilva resta in carcere

Il caso Pierina Paganelli, Dassilva resta in carcere

Il Gip respinge l'istanza di scarcerazione della difesa

BOLOGNA, 14 aprile 2025, 18:31

di Anna De Martino

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Parla di "clima emotivo" ed è questo particolare "sentire" che può spiegare l'omicidio di Pierina Paganelli. Lo scrive il giudice per le indagini preliminari, Vinicio Cantarini, respingendo l'istanza di scarcerazione presentata dai legali di Louis Dassilva, il senegalese in carcere dal 16 luglio.

Il "clima emotivo" è ricostruito attraverso la testimonianza della nuora della vittima, Manuela Bianchi, diventata la principale teste a carico dell'indagato. Con un mosaico di indizi, che, se ricomposti e letti insieme, portano ad un'unica conclusione in aggiunta all'inesistenza di un'ipotesi alternativa.

Il giudice ha rigettato la richiesta di scarcerazione del 35enne, che con Bianchi ha avuto una relazione extraconiugale.

L'omicidio di Pierina, per il giudice, non ha movente predatorio-sessuale, ma è legato a rancori e risentimenti personali: chi l'ha uccisa conosceva le sue abitudini e i suoi movimenti e anche i luoghi, il condominio e il piano seminterrato dei garage. L'assassino, quindi, è persona del condominio (come Dassilva). Il senegalese, inoltre, non ha un alibi per l'orario del delitto, sostiene il Gip: la fascia oraria in cui il cellulare risulta inattivo gli avrebbe consentito di scendere al piano, commettere l'omicidio, risalire in garage e poi in casa. La moglie non gli avrebbe fornito un alibi sicuro, in quanto si coricò intorno alle 22 e quindi prima dell'assassinio.

Contro Dassilva c'è anche la sua possibile presenza nel garage accertata dal perito fonico che ha identificato una voce maschile, attribuita a lui, nei momenti delle urla della vittima. Riconoscimento che, però, andrà meglio verificato.

Dassilva, inoltre, avrebbe avuto un movente: eliminare l'anziana perché le sue 'indagini' avrebbero portato alla luce la relazione extraconiugale con la nuora Manuela Bianchi. Nuora ritenuta credibile, nella sua testimonianza. E con cui l'indagato ha invece rifiutato il confronto.

L'ipotesi affermativa adombrata dalla difesa, cioè che nell'omicidio siano coinvolti i Bianchi (Manuela e il fratello Loris) allo stato viene definita congetturale.

Ma è sulla testimonianza della nuora che il gip si concentra dopo che la donna è stata sentita in incidente probatorio per tre giorni di seguito a partire dal 25 marzo scorso. Manuela, indagata per favoreggiamento, difesa dall'avvocato Nunzia Barzan con la consulenza di Davide Barzan, ha raccontato ai gip che la mattina del ritrovamento del cadavere, il 4 ottobre 2023, c'era Dassilva. Fu lui a dirle cosa fare, chi avvisare e come dissimulare la loro relazione.

Allora perché la confessione ad un anno e mezzo dal delitto? "Ero profondamente combattuta - ha detto la donna in interrogatorio - il mio cuore tirava da una parte ma la mia mente cercava di capire. Non ho fatto domande troppo esplicite con le quali l'avrei messo in grosse difficoltà". Manuela Bianchi è dunque considerata teste attendibile. "La famiglia della vittima ha accolto con favore il rigetto dell'istanza di revoca della misura cautelare - si legge in una nota degli avvocati Monica e Marco Lunedei - Quanto restituito dal procedimento in aula e dagli atti di indagine non ha mai lasciato dubbi sull'esito di questa decisione". 

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