"L'intero territorio del Friuli
Venezia Giulia, come le altre zone del nostro Paese, non è al
riparo dall'infiltrazione delle mafie, non soltanto quelle
autoctone, ma anche quelle straniere. In particolare, proprio la
posizione geografica di Trieste è una porta d'ingresso per
criminali di origine straniera, come kosovari, georgiani,
organizzazioni anche cinesi". Lo ha detto il direttore generale
della Dia, generale Michele Carbone, oggi a Trieste, in
occasione della tavola rotonda "Mafia il mondo parallelo -
storie ed esperienze", organizzata dalla prefettura.
"Per quanto riguarda le imprese - ha aggiunto - il Fvg ha una
serie di indicatori che possono attrarre la criminalità
organizzata. C'è una dinamicità per quanto riguarda il Pil. Poi
non dobbiamo dimenticare i finanziamenti pubblici che sono
arrivati e stanno arrivando in questa regione: circa 3 miliardi
del Pnrr, i lavori al porto, l'attuazione del progetto dell'alta
velocità". La criminalità organizzata "ha diverse modalità per
infiltrarsi, non soltanto attraverso imprese amiche e quindi
soprattutto ricorrendo a dei prestanomi ma, ad esempio,
attraverso il sistema di subappalti, piuttosto che l'apporto
della manodopera".
Infine, "nel 2024 il sistema antiriciclaggio in generale è
risultato in aumento rispetto al 2023, parliamo di 2.262
segnalazioni di operazioni bancarie sospette, i due terzi delle
quali si sono registrate a Trieste e a Udine. E il riciclaggio -
ha concluso - è uno dei reati che le organizzazioni criminali in
passato hanno posto in essere in settori come il turismo,
l'immobiliare, l'edilizia, il trasporto per conto terzi".
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