"Ho avuto l'occasione di
incontrarlo diverse volte, è una persona serena e questo è
importante, ha subito mostrato un suo stile e un profondo
orientamento a Dio augurando la pace di Cristo rassicurando
tutta la Chiesa, sa parlare al cuore dell'uomo moderno ed è
molto importante in questo momento storico". Lo ha detto il
cardinale Angelo Bagnasco arcivescovo emerito di Genova, già
presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e del
Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) in una
lunga intervista all'emittente televisiva ligure Primocanale.
Ieri "eravamo lì, in parecchi cardinali in mezzo a questa
folla enorme che aspettava con ansia ed era gioiosa per il nuovo
Papa, è stata una sorpresa il suo nome perché ci ricorda il Papa
della 'Rerum Novarum', la prima grande enciclica sociale. Ho
avuto occasione di incontrarlo diverse volte quando era prefetto
della congregazione per i Vescovi e non era da molti anni a
Roma". Quando ha affermato "'non avere paura' - prosegue
Bagnasco - ricorda chiaramente san Giovanni Paolo II e non è una
ripetizione così formale ma è proprio una lettura del cuore
dell'uomo moderno che seppur a distanza di molti anni da quel
messaggio non ha cessato, anzi accresce, ha accresciuto in sé
tante paure, paure che derivano non solo dalle circostanze
esterne che tutti conosciamo, guerre, violenze, ingiustizie,
cronaca che dovrebbe preoccupare molto di più la società intera,
ma paure che nascono da una insicurezza, da un vuoto spirituale,
dalla mancanza di un punto di riferimento solido che non è umano
perché gli uomini sono tutti fragili anche se necessari gli uni
agli altri, quindi questa esaltazione di non avere paura è
molto, molto pertinente e centrata, non è un formalismo così
come la parola speranza che lui stesso poi ovviamente ha
pronunciato e ha agganciato a questa visione". Una mancanza di
speranza "che deriva innanzitutto da una mancanza interiore che
poi certo si riflette nelle situazioni esterne".
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