Il mestiere del fotoreporter entra
nel carcere di San Vittore di Milano con una 'lecture' ai
detenuti e una mostra del fotografo Gabriele Micalizzi, da 15
anni in prima linea per raccontare con le sue immagini i
conflitti di tutto il mondo.
Inaugurerà lunedì prossimo 15 maggio. nella casa di
reclusione milanese la rassegna fotografica "Guerra oggi:
conflitti, cambiamenti e narrazione proposta dai media"
preceduta dalla presentazione di Micalizzi ai carcerati.
"Racconterò loro - ha spiegato - il mio lavoro ai tempi odierni,
di come ho cominciato una quindicina di anni fa, le mie
esperienze nelle zone calde e come il mondo della comunicazione
e il modo in cui si fanno le foto e si veicolano al pubblico,
sono cambiati: tutto è molto più veloce e tecnologico". Per il
fotoreporter gran parte dell'"informazione corre sui social:
hanno un ruolo predominante e poi - ha aggiunto, esprimendo una
opinione personale - le persone leggono meno e guardano di più:
il giornalismo si è sviluppato più con le immagini che con le
parole. E noi con le immagini offriamo una testimonianza reale
di quel che accade".
Cosi in uno dei corridoi del carcere di San Vittore e nella
rotonda, ossia lo spazio circolare da cui si diramano i sei
raggi, troverà spazio una carrellata di fotografie che partono
dalle rivoluzioni arabe e dalla guerra civile in Libia, per
arrivare al Donbass, passando dai conflitti arabo-palestinese a
quelli targati Isis fino al dramma in Afghanistan. La mostra
coordinata da Federica Berlucchi e sponsorizzata dall'Azienda
Agricola Fratelli Berlucchi e da Leica, vuole anche offrire "uno
spunto - ha concluso Micalizzi - ai detenuti per riflettere
sulla loro situazione per trarre insegnamenti. In guerra,
nell'estrema difficoltà, ho scoperto molta umanità. In genere le
persone in situazioni disperate, di dolore, si danno una mano e
scatta una forte solidarietà".
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