Siti Internazionali
Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
In evidenza
Temi caldi
In collaborazione con Università Statale Informa - Università degli Studi di Milano
Sono sempre più piccole le rondini
e questo a causa del cambiamento climatico: questo mostra uno
studio dell'università Statale di Milano pubblicato sul Journal
of Animal Ecology.
I ricercatori del dipartimento di Scienze e Politiche
ambientali hanno esaminato novemila rondini che hanno nidificato
nella Pianura Padana dal 1993 al 2023 registrando un calo
significativo della massa corporea e della lunghezza fra ali e
sterno mentre non si sono registrate diminuzioni di becco e
zampe.
Una variazione che non sembra essere dovuta a una evoluzione
per adattarsi alle nuove condizioni climatiche (secondo la
regola di Bergman nelle regioni calde è più comune avere animali
piccoli perché questo facilita la dissipazione del calore, e
secondo quella di Allen questo si accompagna ad appendici, come
becco e zampe, più estese), ma piuttosto segna una difficoltà a
recuperare cibo e ad affrontare le temperature più alte di
primavera ed estate.
Lo studio ha infatti appurato che le misure minori non
corrispondono a un aumento della sopravvivenza o nel numero di
figli, al contrario le rondini più grandi hanno un vantaggio
riproduttivo.
"Questi risultati - ha spiegato Andrea Romano, professore
associato della Statale e primo firmatario dello studio -
sollevano interrogativi sulla capacità delle specie migratrici
di adattarsi ai cambiamenti climatici. Se la diminuzione è una
risposta plastica a condizioni ambientali peggiorate, la
sopravvivenza a lungo termine delle rondini potrebbe essere
compromessa".
"Lo studio - ha aggiunto - invita quindi alla cautela
nell'interpretare sistematicamente la riduzione delle dimensioni
corporee degli animali come un adattamento evolutivo al
riscaldamento globale. In generale, questi risultati
sottolineano l'importanza di monitorare le risposte delle specie
ai cambiamenti climatici e di considerare più fattori ambientali
quando si analizzano le variazioni fenotipiche nel tempo"
In collaborazione con Università Statale Informa - Università degli Studi di Milano
Ultima ora