Un'esposizione tutta made in Marche, perché dalla regione arrivano tutte le 18 opere presenti recuperate dopo i terremoti del 2016 e 2022; ma anche un ritorno dei reperti alla Mole Vanvitelliana di Ancona, che all'indomani del sisma, li aveva ospitati e restaurati nel proprio deposito. E' stata inaugurata la mostra "Rinascimento Marchigiano. Opere d'arte restaurate dai luoghi del sisma lungo i cammini della fede" che, dopo Roma e Ascoli Piceno, arriva nel capoluogo fino al 15 giugno per poi concludersi a San Severino Marche. L'iniziativa è curata da Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi in collaborazione con Anci Marche, Pio Sodalizio dei Piceni e Ministero della Cultura con le relative soprintendenze locali, assieme alla Regione Marche e ai Comuni coinvolti, col supporto del Commissario Straordinario alla Ricostruzione Sisma. Ad Ancona, grazie agli ampi spazi della Mole, può godere di un percorso che segue l'ordine cronologico delle opere, in grado di valorizzarne non solo la bellezza artistica, ma anche l'importanza devozionale e storica che ha definito per secoli l'identità dei luoghi e degli abitanti che le ha ospitate.
La Mostra è divisa in tre sezioni, contrassegnate da altrettanti colori: l'azzurro per quella medievale, il rosso per quella rinascimentale e il giallo per quella barocca; offre uno spaccato dei livelli e del gusto artistico dell'epoca, certificando correnti pittoriche e innovazioni grazie anche ai risultati ottenuti dallo studio di ciascuna opera per il restauro che alla Mole può avvalersi di un qr code in grado d'individuare sotto la pellicola del dipinto i disegni e i ripensamenti dell'autore. Così lo straordinario trittico di Carlo Crivelli raffigurante la Madonna col Bambino in trono fra i santi Sebastiano e Antonio Abate (1430) di cui Papetti ha rilevato l'eleganza degli abiti e delle acconciature perfettamente aderenti alla moda dell'epoca, che dovettero stupire non poco i paesani come se ammirassero abiti di Armani e accessori di Gucci, poi spariti con la controriforma in favore di tuniche e grandi mantelli senza tempo.
E ancora il ligneo Cristo Trionfante che vince la morte, posto su una croce sagomata con cielo blu stellato, realizzato per la chiesa paleocristiana dedicata al Santissimo Salvatore di Ancona (oggi Santi Pellegrino e Teresa), assieme a quello dello stesso tipo proveniente da Matelica.
A fianco dei polittici di Antonio Vivarini, Cola dell'Amatrice e Pietro Alamanno, allievo e collaboratore di Crivelli, si segnala il capolavoro di Lorenzo d'Alessandro, conservato al Museo Piersanti di Matelica, raffigurante la Madonna in trono col Bambino e sant'Anna, san Rocco e san Sebastiano, a cui il restauro trovandosi l'opera in pessime condizioni ha restituito tutta la sua bellezza. Infine, le tele seicentesche di Ludovico Trasi , Giuseppe Puglia, detto il Bastaro, e il monumentale San Carlo Borromeo di Cesare Dandini proveniente dalla chiesa del Santissimo Sacramento di Ancona, con all'interno la figura di San Lorenzo, a cui la città aveva dedicato la sua basilica prima di san Ciriaco.
All'indomani del sisma del 2016, ricordato il senatore Guido Castelli, commissario straordinario alla ricostruzione, erano ben 5.200 gli edifici vincolati lesionati dal sisma e 35mila i beni mobili. Oggi possiamo affermare che negli ultimi due anni è stato liquidato il 57% di quello che doveva essere stanziato rivitalizzando il territorio. Soddisfazione anche da parte degli assessori comunali di Ancona alla Cultura e al Turismo Marta Paraventi e Daniele Berardinelli, che hanno predisposto speciali pacchetti turistici per i visitatori.
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