Avviare un tavolo di concertazione
per valutare l'impatto del cambiamento climatico sulle
produzioni agricole e le sulle biodiversità agrarie. A tale
scopo è stato organizzato dallo Slow Food Marche, con la
partecipazione della Regione Marche, dell'Amap (Agenzia per
l'Innovazione nel Settore Agroalimentare e della Pesca) e di
Slow Food Italia, un incontro a Castignano (Ascoli Piceno) dal
titolo "I Presidi e le Biodiversità delle Marche, alla prova del
cambiamento climatico: stato attuale e prospettive", a cui ha
collaborato la locale Condotta Slow Food Piceno San Benedetto
del Tronto-Valdaso.
L'incontro si è svolto nella Sala consiliare del Comune, alla
presenza dell'assessore regionale all'Agricoltura e allo
Sviluppo rurale ed economico, Andrea Maria Antonini, del
presidente di Slow Food Marche, Vincenzo Maidani, del presidente
Amap, Marco Rotoni.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Castignano, Fabio
Polini, fa saper la Reginoe, "è stato avviato un confronto
sull'influenza del clima nelle produzioni agricole. Il dato di
fatto da cui si parte è che il clima sta cambiando, con aumento
eccessivo delle temperature e il ciclo convettivo delle correnti
d'aria dà origine a precipitazioni copiose ed imprevedibili".
"Queste variazioni climatiche, come è stato segnalato anche a
livello nazionale alla responsabile dei Presidi Slow Food,
Raffaella Ponzio, e ribadito anche oggi da Sergio Corradetti,
rappresentante dei produttori del Presidio Slow Food dell'Anice
verde di Castignano, influiscono sulle produzioni agricole e
mettono a rischio la sopravvivenza di quelle biodiversità che
per secoli hanno caratterizzato l'economia e lo stile di vita
dei territori delle Marche".
"La biodiversità è un importante elemento di coesione che
caratterizza l'aspetto identitario di un territorio. Racchiude
valori attorno a cui una comunità può creare legami di
appartenenza, oltre a rappresentare fattore di sviluppo
economico". È quanto ha dichiarato l'assessore Antonini nel suo
intervento. "Fondamentale è il ruolo degli agricoltori - ha
detto Antonini - essi sono i custodi della biodiversità e la
loro azione è determinante per prevenire le conseguenze di
questi fenomeni climatici anomali. Da un punto di vista
economico, è necessario introdurre i prodotti legati alla
biodiversità in un percorso di filiera, la sola in grado di
offrire garanzie sia per i produttori che per i consumatori, nel
rispetto dell'ambiente".
La Regione "già da diverso tempo opera a tutela delle varie
biodiversità attraverso una legge apposita, attraverso cui è
stata eseguita una mappatura di queste produzioni". "Da una
parte ricerca e dall'altra innovazione - ha spiegato l'assessore
regionale - La Regione offre la possibilità di utilizzare
l'innovazione tecnologica per la messa a punto di nuovi sistemi
a protezione di queste biodiversità. Vale a dire ricercare
sempre di più quelle caratteristiche per rendere ancora più
resistenti da un punto di vista biologico le varie produzioni
autoctone e poi utilizzare nei sistemi di coltivazione tutte
quelle nuove tecnologie che servono a proteggerle dai
cambiamenti climatici".
Di qui l'importanza del compito dell'Amap. "L'Agenzia
regionale per l'innovazione nel settore agroalimentare e della
pesca - ha riferito Rotoni - metterà sul campo le migliori
strumentazioni e tecnologie per tutelare queste biodiversità e
lo farà naturalmente relazionandosi con altre agenzie nazionali
e con le Università, rafforzando il suo ruolo di cerniera
all'interno di un lavoro importante a tutela delle
biodiversità".
L'anice verde di Castignano, il fagiolo Laverino di
Fiuminata, il carciofo di Montelupone, la mela rosa dei
Sibillini o il mosciolo di Portonovo. Sono solo alcuni dei
prodotti che sono stati oggetto del dibattito e che vivono
queste criticità legate al cambiamento climatico.
"Questo incontro serve per fotografare la situazione delle
produzioni e allo stesso tempo portare avanti alcune strategie
per tutelare questo patrimonio agrario e culturale - ha
dichiarato Maidani - Perché questi cibi sono identificativi di
un territorio e creano anche coesione all'interno delle comunità
che li originano. Sono cibi che normalmente prendono anche il
nome dei territori in cui vengono coltivati e i cui produttori
non hanno solamente una funzione produttiva ma anche sociale e
culturale. Quindi ci sembra necessario cominciare un dialogo in
maniera più strutturata sia con le istituzioni pubbliche sia con
gli altri corpi intermedi come il nostro, sia con le
Università".
Dopo questi interventi è seguito un confronto tecnico a cui
hanno preso parte: Francesco Sottile, docente presso
l'Università degli studi di Palermo, membro di Slow Food
International, esperto di fama mondiale e responsabile di
diversi progetti relativi alla conservazione delle biodiversità
e sulla valutazione degli effetti delle variazioni climatiche;
Ambra Micheletti, responsabile Amap del progetto biodiversità
agrarie; Daniele Citeroni, cuoco dell'Alleanza dei cuochi Slow
Food Marche.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA