Giornata di mobilitazione
popolare e manifestazioni contrapposte oggi in Serbia, dove è la
piazza a farla da padrona. A Belgrado è in programma l'evento
centrale dei tre giorni di iniziative a sostegno del presidente
Aleksandar Vucic e del governo, cominciate ieri con migliaia di
persone in corteo nel centro della capitale, dove hanno
srotolato una bandiera serba lunga 200 metri. A Novi Pazar, nel
sud del Paese, gli studenti in agitazione hanno indetto da parte
loro un nuovo grande protesta contro le autorità, accusate di
corruzione, scarsa democrazia e controllo sui media. In entrambi
i casi è prevista la partecipazione di migliaia di persone, con
l'arrivo di aderenti provenienti da ogni parte del Paese. Tanti
gli studenti che stanno raggiungendo Novi Pazar - capoluogo
della regione a maggioranza musulmana del Sangiaccato - con ogni
mezzo, e anche a piedi, da Belgrado, Nis, Novi Sad, Jagodina,
Kragujevac. Stamane la polizia è intervenuta a rimuovere gruppi
di giovani manifestanti che si erano stesi sull'asfalto a
impedire il passaggio di autobus con a bordo cittadini diretti
alla manifestazione pro-Vucic di Belgrado. Molta tensione ma non
vi sono stati incidenti. Nella capitale, dove il clou del raduno
è davanti al Parlamento, alle 19 parlerà il presidente Vucic che
annuncerà ufficialmente la creazione di un nuovo Movimento
popolare destinato a fungere da collante di tutte le forze
nazionalpatriottiche disposte a sostenere l'unità e la sovranità
della Serbia contro quelle che vengono definite le forze
distruttive in seno alla società, sostenute anche dall'esterno,
e che mirerebbero a fermare e distruggere il Paese, imponendo il
'terrore di una minoranza sulla volontà della maggioranza'. Per
Vucic e il governo è ora di dire basta ai soprusi
indiscriminati, ai raduni illegali, ai blocchi stradali
improvvisati che cinque mesi ostacolano la normale vita
quotidiana dei cittadini in tutta la Serbia. 'Non cediamo la
Serbia' è lo slogan della mobilitazione pro-Vucic del fine
settimana a Belgrado, dove prosegue l'arrivo di migliaia di
persone da altre località del Paese, e serbi dai Paesi vicini,
in particolare dal Kosovo, dove sin da stamane si sono formate
lunghissime code di auto e bus ai valichi di frontiera. E
prosegue intanto la missione di un'ottantina di studenti
universitari che in bicicletta sono in viaggio verso Strasburgo,
dove intendono presentare le loro istanze alle istituzioni
europee. Partiti nei giorni scorsi da Novi Sad, sono transitati
da Budapest, Bratislava, Vienna, Linz, Salisburgo, Monaco di
Baviera, e sono attesi oggi a Ulm, sempre accolti con grande
calore e festeggiamenti dalle locali comunità della diaspora
serba. Il loro arrivo a Straburg, dopo aver percorso più di
1.300 km, è previsto per il 15 aprile.
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