Il videogioco non è solo mondo di
evasione ludica, ma è anche arte. Copia di capolavori e, a sua
volta, fonte di creatività. Non solo: è spazio politico, luogo
dove nascono idee e visioni, convivono architettura, pittura,
musica, poesia, cinema e fumetto. Non solo un gioco, insomma.
Tutto questo emerge in modo evidente dalla bella mostra,
inedita, Play. Videogame, arte e oltre, curata dal direttore
Guido Curto e da Fabio Viola, fondatore del collettivo artistico
TuoMuseo e tra i massimi esperti internazionali del settore. La
rassegna, che si potrà visitare alla Reggia di Venaria fino al
15 gennaio 2023, rientra nel palinsesto annuale di mostre e
attività al tema del "gioco".
Ognuna delle dodici sale del percorso espositivo ha al centro
una domanda sul ruolo del videogioco, riconosciuto come 'decima
forma d'arte' e praticato da 3 miliardi di persone nel mondo.
Non ci sono risposte, ogni visitatore troverà le sue. Il punto
di partenza è un antico vaso ellenistico a poca distanza da uno
schermo su cui scorrono le immagini di un videogioco, Apotheon,
titolo indie sviluppato da Alientrap e ispirato proprio
all'antica Grecia. Il videogioco Ico della Sony accanto ai
quadri di De Chirico, Okami di Capcom del 2006 a fianco della
grande onda di Kanagawa di Okusai. Poi i riferimenti a
Kandinsky, Calder, Andy Warhol, le installazioni di artisti
moderni come Tabor Robak e Bill Viola. Ci sono video, dipinti,
stampe, sculture, videointerviste. Videogiochi che fanno
riflettere su temi come la guerra e l'immigrazione. Le musiche
di Assassin's Creed, Infine una parte interattiva.
In una sala videogiochi degli anni '80 si può fare una partita a
Pac Man e Space Invaders, o rivivere i tempi della prima
Playstation o della console Xbox. "I videogiochi sono le forme
più attuali e più praticate di divertimento, che coinvolgono
giovani e adulti, di tutte le classi sociali, di tutti i livelli
intellettuali e di tutte le nazioni, senza quasi soluzione di
continuità, in una sorta di 'globalizzazione della felicità'.
Solo in alcune efferate dittature contemporanee e nelle sacche
di estrema povertà i videogiochi non trovano alcun spazio. E
questo è un segnale da cogliere" spiega Curto..
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