Dopo un anno e mezzo di lavori e
l'investimento di 2 milioni e mezzo di euro, è stato aperto al
pubblico per la prima volta nella storia il parco del Castello
di Moncalieri. Così quasi dieci ettari di verde sul versante
meglio esposto della collina torinese, da secoli inaccessibili,
tornano a essere fruibili. Il risultato è il frutto di cinque
anni di lavoro dell'amministrazione comunale, che è riuscita a
superare tutti gli ostacoli burocratici legati alla proprietà
del parco, alla fine trasferita dal Demanio alla Città di
Moncalieri. Le risorse sono arrivate per 2 milioni dal Pnrr, per
il resto da risorse comunali e della Compagnia di San Paolo.
Dopo la fine della monarchia, la residenza sabauda era passata
infatti al Ministero della Difesa, che vi aveva installato una
caserma dei carabinieri, ancora presente. Il parco era stato
abbandonato e una parte era stata usata per costruirvi un
poligono di tiro, anche questo tuttora in uso. Il Comune si era
poi attivato per il passaggio al Demanio, in vista della
successiva cessione all'amministrazione cittadina.
La maggiore difficoltà è stata convincere ministero della
Difesa e Demanio a far convivere uso militare e uso civile. La
caserma è stata recintata e messa in sicurezza con telecamere, e
il Comune ha aperto un nuovo cancello di accesso al parco che la
bypassa. A sinistra dell'ingresso c'è il poligono, a destra
natura incontaminata racchiusa dagli alti muraglioni costruiti
nel Seicento per volontà della reggente Cristina di Francia,
figlia del re di Francia Enrico IV.
Nel corso della storia il parco ha attraversato diverse fasi
di trasformazione. L'impianto classico di giardino alla
francese, al quale lavorò anche Amedeo di Castellamonte, è oggi
quasi perduto e ospita il cortile della caserma. A metà
Settecento iniziò la scalata della collina con la costruzione di
un primo gradone, chiuso da un ninfeo. A metà Ottocento i
fratelli Roda, architetti dei giardini reali, iniziarono
l'ampliamento e impostarono il parco secondo gli allora moderni
canoni del giardino paesaggistico inglese. Furono messe a dimora
ventimila piante di 97 specie arboree, soprattutto autoctone. Si
realizzeranno un laghetto, alcune radure, una spianata per il
tiro al piccione e la Torre del Roccolo, usata per la caccia.
Oggi è stato contenuto lo stato selvatico, si sono restaurati
Torre del Roccolo, il Ninfeo, la Casa del Vignolante,
ripristinati la sentieristica e il laghetto artificiale
costruito per attrarre gli uccelli.
"L'idea - spiega l'assessore ai Lavori Pubblici Angelo
Ferrero - è trasformare la Casa del Vignolante in foresteria e
attività ristorativa, non appena troveremo un gestore che possa
prendersene cura".
Il parco, battezzato 'Bosco del Re', è aperto dal venerdì
alla domenica dalle 8 alle 20, in attesa che vada a compimento
la gara per la sua gestione. Vi si può accedere da due ingressi:
il principale su Viale Rimembranza, oppure più alto da strada
Santa Brigida 3.
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