Dieci anni fa, all'interno del centro
di salute mentale nel quale lavorava a Bari, la psichiatra Paola
Labriola fu uccisa da un suo paziente. Oggi, proprio davanti al
presidio ormai chiuso dal 2013, la dottoressa è stata ricordata
nel corso di un sit-in organizzato dall'osservatorio Paola
Labriola e dall'associazione Giraffa onlus. Presenti, fra gli
altri, l'assessora comunale al Welfare, Paola Romano, il vice
presidente dell'Ordine dei medici di Bari, Franco Lavalle, e il
marito della psichiatra uccisa, Vito Calabrese. Decine di
persone si sono date appuntamento per commemorare la
professionista, per lasciare un messaggio di ricordo, ma anche
per chiedere più sicurezza e la riapertura del centro di salute
mentale del quartiere Libertà.
"Non è stato più riaperto, mi sembra incredibile. In questo
modo -ha detto Calabrese - i cittadini vengono colpevolizzati.
Questo è un quartiere complesso, con tante problematiche
sociali, e le persone sono costrette ad andare in altri
quartieri per avere questo servizio". Il marito di Paola
Labriola ha posto anche il problema della sicurezza degli
operatori sanitari: "A Bari nei centri di salute mentale oggi ci
sono i vigilanti, quindi qualcosa è cambiato. Ma il personale è
carente, e se i centri sono sguarniti si pone anche un problema
di sicurezza".
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