Un cooperante internazionale è
rientrato nei giorni scorsi a Olbia dopo una missione in Uganda
e ora è monitorato per il virus Ebola dal servizio di Igiene
della Asl.
L'uomo non manifesta nessun sintomo della malattia, ma nel
rispetto delle disposizioni del ministero della Salute si
applica la procedura per le misure di "vigilanza dell'epidemia
di malattia da virus ebola" nei confronti del personale di
organizzazioni governative e organizzazioni non governative e
cooperanti. L'Uganda è un Paese a rischio, dove, a fine gennaio
è stato dichiarato un focolaio di malattia da virus "Ebola
Sudan" (Svd).
Il cooperante ha svolto una missione nel Paese africano come
tecnico, per sovraintendere alla costruzione di un ospedale
realizzato da una organizzazione non governativa. In Uganda non
è mai entrato in contatto con operatori sanitari, pazienti o
persone a rischio contagio. Rientrato in Italia è stato
sottoposto alla procedura prevista da una circolare del
ministero della Salute, per cui dovrà restare sotto monitoraggio
della Asl fino al 20 aprile.
L'attivazione delle procedure sanitarie ha fatto da
detonatore per la polemica a Sassari, sul reparto Malattie
infettive dell'Aou, l'unico in Sardegna attrezzato con stanze ad
alto biocontenimento.
Per il sindacato dei dirigenti medici Anaao Assomed regionale
però, quelle stanze non sarebbero disponibili e mancherebbero i
percorsi sicuri, il laboratorio attrezzato, i dispositivi di
sicurezza e il personale dedicato.
"Non c'è alcuna problematica strutturale. Siamo impegnati
quotidianamente a far funzionare al meglio il reparto e pronti a
fronteggiare qualsiasi evenienza - replica il direttore di
Malattie infettive, Sergio Babudieri - Nel 2015 abbiamo gestito
in maniera impeccabile un caso di virus Ebola, unico a livello
nazionale che non ha generato contagi, e allo stesso modo saremo
in grado di gestirlo oggi, fermo restando che proprio per le
disposizioni nazionali, questi pazienti devono essere trasferiti
e curati allo Spallanzani di Roma".
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