L'amicizia era nata nella maturità.
Ma il primo incontro, preceduto da contatti e telefonate, risale
all'estate del 1981: Leonardo Sciascia aveva 60 anni, Gesualdo
Bufalino ne aveva 61. Era stato proprio Sciascia a scoprirlo e a
lanciarlo come autore di "Diceria dell'untore".
I biografi dei due scrittori raccontano che, preceduto da
contatti e telefonate, fu un "incontro di altri tempi" fatto di
abbracci, sguardi e sorrisi. Quei sorrisi si sarebbero rinnovati
spesso nella casa di Sciascia alla Noce, vicino a Racalmuto, e
li avrebbe con cura ripresi il genero dello scrittore, Nino
Catalano. Quelle foto, una trentina, raccontano scene familiari
e diventano ora una mostra ("Sorrisi alla Noce con Sciascia e
Bufalino"). L'ha organizzata la Fondazione Bufalino e sarà
inaugurata a Comiso il 13 novembre. Resterà aperta fino al 28
novembre. Alla presentazione interverranno Giuseppe Di Giacomo,
Nunzio Zago, il sindaco Maria Rita Schembari e Vito Catalano che
con il fratello Fabrizio compare in alcune immagini, tra il
nonno e il suo amico, nell'atmosfera gioiosa e rilassante del
terrazzo.
Gli incontri erano frequenti. Di solito Bufalino arrivava in
compagnia del fotoreporter Giuseppe Leone, che combinava i
compiti dell'autista con il ruolo di biografo per immagini dei
due scrittori. Erano incontri di festa. "Una festa - scrive
Matteo Collura nel libro 'Il maestro di Regalpetra' - della
memoria, della letteratura e dei misteri in essa contenuti,
della loro esperienza di giovani lettori, prigionieri in un
angolo di mondo dove i libri e il cinema erano finestre aperte
su una vita che sembrava appartenere soltanto agli altri
fortunati abitanti del pianeta".
Bufalino e Sciascia, ricorda Vito Catalano anch'egli
scrittore, "non amavano i salotti buoni, la mondanità e si
incontravano in una dimensione intima, dove il sentimento di
un'amicizia vera, profonda, familiare si intrecciava a una
conversazione alta quale oggi è probabilmente impossibile
ritrovare, ascoltare".
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