PIETRO MASSIMO BUSETTA: LA RANA E
LO SCORPIONE (RUBBETTINO EDITORE, 198 PAGINE, 18 EURO)
Si può ripensare lo sviluppo del Sud senza essere migranti o
briganti. Basta cambiare le politiche che hanno aumentato le
diseguaglianze del Paese, sostiene l'economista Pietro Massimo
Busetta nel suo ultimo libro, "La rana e lo scorpione", edito da
Rubbettino. In una fase in cui nell'agenda politica italiana si
scrive il progetto di un'autonomia differenziata, Busetta dà
voce alla preoccupazione che si possa allargare ancora il
divario tra Nord e Sud e riapre una riflessione sull'antica e
attuale questione meridionale.
A ispirare l'analisi dell'economista, già presidente di tre
banche siciliane e ordinario di Statistica economica
all'Università di Palermo, è la celebre favola che racconta la
fine della rana punta dallo scorpione che portava in acqua e
destinato anch'esso a morire per un atto istintivo non
controllato. Gli stessi destini paralleli vivono il Sud
impoverito e il Nord arricchito con un'operazione che mette a
rischio l'unità del Paese.
Busetta mette in discussione l'approccio "leggero" alla causa
del Mezzogiorno e le scelte politiche su questioni rilevanti.
Perciò mette sotto osservazione il governo Draghi, denuncia lo
"scippo" del Recovery Plan, ricorda il fallimento della Lega e
della "rivoluzione" dei Cinque stelle.
Da qui un appello agli uomini "liberi e forti", ispirato a
don Luigi Sturzo, per una mobilitazione civile e democratica ma
anche per l'avvento di una nuova classe dirigente. Sono le
condizioni perché il Sud ottenga il riconoscimento di diritti
paritari e perché diventi soggetto di uno sviluppo reale. Solo
una visione unitaria e condivisa potrà rilanciare il ruolo del
Paese nel contesto internazionale. Ma per questo, secondo il
messaggio politico e morale del meridionalista Guido Dorso,
occorre una classe dirigente con idee chiare e che "sia spietata
nella sua funzione critica".
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