"Nel covo di vicolo Pipitone
veniva Faccia di mostro (il poliziotto Giovanni Aiello ndr), noi
lo chiamavamo così perché ci faceva paura quando arrivava.
Venivano Bruno Contrada, Arnaldo La Barbera e altri poliziotti".
E' il racconto del collaboratore di giustizia Vito Galatolo,
oggi sentito come teste al processo sul depistaggio delle
indagini sulla strage di via D'Amelio che si celebra in Corte
d'appello a Caltanissetta, riferendosi al periodo tra il '90 e
il '91.
"In due occasioni mio zio Giuseppe - racconta Galatolo - si
ritirò a parlare con La Barbera in uno scantinato. Veniva di
sera e non di giorno. Una di queste volte è entrato nel vicolo e
uno dei miei cugini gli ha fatto segnale di andare avanti ma lui
fece capire che già sapeva dove doveva andare. Nella mia
famiglia si diceva che La Barbera era uno che 'mangiava peggio
degli altri' ma che comunque era una persona a cui Nino Madonia
teneva tantissimo".
La deposizione di Galatolo si ricollega a quella del pentito
Francesco Onorato che nell'ultima udienza aveva parlato di una
presunta vicinanza tra l'ex questore Arnaldo La Barbera e alcuni
esponenti di Cosa Nostra come Totò Riina e i Madonia.
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