"Non è, infatti, di certo
minimamente credibile che il latitante notoriamente più
pericoloso e più ricercato d'Italia, abbia condiviso
importantissimi segreti per Cosa nostra, ovvero non solo la sua
collocazione ma anche i suoi spostamenti; le sue precarie
condizioni di salute e le questioni di natura mafiosa sino a
raccogliere il suo testamento ricevendo le direttive sul dopo
con una persona non affiliata, solo perché ad essa legata
affettivamente". E' uno dei passaggi della motivazione della
sentenza con cui il gup di Palermo ha condannato a 11 anni e 4
mesi, per associazione mafiosa, Laura Bonafede, la maestra di
Campobello di Mazara, figlia del boss del paese, che per anni è
stata sentimentalmente legata a Matteo Messina Denaro col quale
ha avuto contatti fino a pochi giorni prima del suo arresto.
Per il giudice è evidente come le condotte della donna non
fossero "circoscritte e rivolte al singolo, ma - semmai -
abbiano dato un contributo altamente qualificato, essenziale
all'associazione mafiosa Cosa nostra in sé, in quanto servente
un pericolosissimo capo e latitante".
"Il contributo di Bonafede, infatti, non può in alcun modo
rientrare (come ha richiesto la difesa) nel novero del
favoreggiamento personale sia pure con l'aggravante mafiosa, -
scrive - Trascendono il mero rapporto personale con Messina
Denaro le condotte della maestra sono, dunque, più coerentemente
riconducibili ad un apporto di carattere sistematico sorretto
dalla piena consapevolezza del ruolo apicale rivestito dal boss
nell'organizzazione mafiosa e della universalmente nota
condizione di latitanza dello stesso, inevitabilmente funzionale
all'attività illecita collettiva propria dell'associazione
mafiosa".
Sotto processo per favoreggiamento - la sentenza è attesa per
marzo - c'è ora la figlia della Bonafede, Martina Gentile che il
capomafia ha cresciuto come una figlia.
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