Lo slogan che viene ripetuto come un
mantra è "aiutiamoli a casa loro". Ma adesso questo slogan,
rimasto fino ad ora solo una mera dichiarazione di principio,
potrebbe trovare una attuazione concreta. A cominciare dalla
questione, sempre più all'ordine del giorno, dei migranti
irregolari trattenuti nei Cpr. C'è infatti chi di fronte a
queste procedure tenta di trovare soluzioni concrete per
facilitare le loro condizioni di vita, nel tentativo di fornire
loro un supporto concreto evitando i "viaggi della speranza"
costati la vita a migliaia di persone morte nel Mediterraneo o
lungo la rotta balcanica. Numerosi sono i progetti portati
avanti da attivisti ed esperti del settore. Tra questi c'è
quello di un palermitano, l'architetto Gabriele De Simone,
esperto di cooperazione internazionale, che insieme ad un team
che vede coinvolte, al momento, tre società di consulenza, una a
Bruxelles, una in Spagna e un'altra in Grecia, sta pensando ad
una proposta di cooperazione mediterranea, finalizzata alla
gestione e mitigazione dell'immigrazione irregolare.
"Nel quadro di un attento rispetto dei diritti umani e della
armonizzazione della azione nei paesi membri - spiega De Simone
- attraverso la formazione tecnica professionale che verrà
acquisita in centri identificati, quindi università o scuole
superiori aderenti". Il progetto, che è in corso di
finalizzazione per essere presentato al vaglio della direzione
generale della commissione europea che sostiene la formazione e
l'addestramento professionale in Africa per il suo
finanziamento, punta alla gestione e al controllo del flusso
migratorio nel Mediterraneo, sia occidentale che centrale. "I
dati statistici indicano che circa il 6% dei migranti sono
giovani studenti di età compresa tra i 15 ed i 24 anni -
prosegue l'esperto - il progetto intende quindi fornire une
prospettiva che vede la realizzazione di corsi di formazione
tecnica, basata sul profilo attitudinale del migrante
irregolare. Le attività sono volte alla formazione
dell'individuo, in Europa".
La proposta nel suo programma "conta di offrire al soggetto
formato il ritorno nel paese di origine - specifica - dove il
progetto prevede di realizzare con i fondi europei, le
condizioni infrastrutturali simili a quelle dove il migrante è
stato formato e di offrire una analoga occupazione lavorativa,
mettendo a frutto il bagaglio culturale e le esperienze tecniche
acquisite in Europa".
Gli obiettivi sono la gestione della crisi migratoria
"attraverso la formazione di un numero definito di migranti
irregolari, il recupero del migrante irregolare che ha seguito
corso di formazione in Europa, la creazione nel paese di origine
degli stessi delle infrastrutture tecniche per potere svolgere
sul posto quanto appreso in Europa". Il fine a cui, al momento,
stanno lavorando le tre società internazionali, è quello infatti
"di recuperare i soggetti in questione - sottolinea De Simone -
e metterli nelle condizioni di acquisire nozioni, ad esempio, in
ambiti che tornano utili, nel loro paese: dalla necessità di
ridurre la contaminazione del suolo, al garantire una qualità
delle acque o dell'aria". I soggetti così, una volta ultimato il
percorso di formazione, "diventeranno specialisti nei vari
settori e potranno, a loro volta, formare altre persone negli
stessi paesi d'origine", conclude De Simone. Insomma un modo
concreto di aiutarli a tornare "a casa loro" e sostenere lo
sviluppo dei loro Paesi.
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