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Il Papa in visita nel carcere di Regina Coeli per il Giovedì Santo: 'Vivrò la Pasqua come posso'

Il Papa in visita nel carcere di Regina Coeli per il Giovedì Santo: 'Vivrò la Pasqua come posso'

Il pontefice, senza naselli, ha incontrato 70 detenuti. Bergoglio era stato nel penitenziario romano nel 2018 per il rito pasquale della lavanda dei piedi

ROMA, 18 aprile 2025, 12:48

di Manuela Tulli

ANSACheck
ANSA/Copyright Vatican Media - RIPRODUZIONE RISERVATA

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In carcere è un'ovazione: i detenuti lo acclamano "Francesco, Francesco" ma chiedono anche "libertà", "indulto". Le loro grida arrivano anche fuori dalle mura del carcere, fino in strada. Il Papa ha scelto di mantenere l'appuntamento del Giovedì Santo trascorrendolo in un luogo di sofferenza e per questo si è recato nel carcere romano di Regina Coeli dove era già stato nel 2018.

Arrivato un po' prima delle 15, ha trascorso circa mezz'ora nel penitenziario incontrando una settantina di detenuti. Poche le parole pronunciate dal Pontefice che però ha voluto salutare ad uno ad uno tutti i presenti. "Ogni volta che entro in un posto come questo mi domando: perché loro e non io", dirà all'uscita parlando con i giornalisti.

Video Francesco in visita a Regina Coeli: 'Come vivro' la Pasqua? Come posso'

 

Papa Francesco si è presentato senza i naselli dell'ossigeno ma ha appena un filo di voce e il volto sofferente. Alla fine dell'evento si ferma a salutare i giornalisti e alla domanda sulla Pasqua risponde: "La vivrò come posso". La voce è affaticata e flebile ma non manca il senso dell'umorismo quando a chi gli chiede come sta, risponde: "Sono seduto!".

La fatica del post-ricovero non ferma Francesco che mostra al mondo tutta la sua fragilità. Lo dice con un filo di commozione anche il cappellano del carcere romano, don Vittorio Trani: "Era tanto che non lo vedevo, si vede il volto segnato dalla sofferenza e dall'età", confida ai giornalisti. Ma allo stesso tempo sottolinea la forza di quel gesto: "Ha lasciato il Vaticano ed è venuto qui nonostante tutto. E' stato un incontro bello, commovente, un segno di speranza per questi ragazzi".

Il Papa, entrando nel carcere romano, aveva detto: "A me piace fare tutti gli anni quello che ha fatto Gesù il Giovedì Santo, la lavanda dei piedi, in carcere". Ma ha anche aggiunto: "Quest'anno non posso farlo, ma posso e voglio essere vicino a voi. Prego per voi e per le vostre famiglie". Al termine di un momento di preghiera, il Papa ha salutato individualmente ciascuno dei detenuti nella Rotonda. Infine, ha rivolto nuovamente la parola ai presenti per pregare insieme il Padre Nostro e impartire loro la sua benedizione. Ha regalato Vangeli e rosari. "Ci pensi? Siamo fortunati, la gente fuori non lo vede e noi dentro sì", il commento di uno dei detenuti al suo vicino.

In mattinata si era celebrata in Vaticano la prima messa, quella del Crisma, con 1800 sacerdoti. Il Papa ha fatto arrivare il suo messaggio attraverso l'omelia scritta che è stata letta dal cardinale Domenico Calcagno. Francesco invita i sacerdoti ad "uscire dal clericalismo" ma anche a fare "scelte di campo" in un mondo attraversato da tante ingiustizie. "La nostra casa comune, tanto ferita, e la fraternità umana, così negata, ma incancellabile, ci chiamano a scelte di campo. Il raccolto di Dio è per tutti: un campo vivo, in cui cresce cento volte più di quello che si è seminato. Ci animi - si legge nel testo preparato dal Papa -, nella missione, la gioia del Regno, che ripaga ogni fatica". "Molte paure ci abitano e tremende ingiustizie ci circondano, ma un mondo nuovo è già sorto", conclude il testo scritto da Papa Francesco per la celebrazione del Giovedì Santo.

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