La Procura di Milano aprirà un
fascicolo, in prima battuta conoscitivo, senza ipotesi di reato
né indagati, e poi valutando la contestazione di manifestazione
fascista sulla base della legge Scelba e dopo le
identificazioni, sul corteo di ieri sera per il 50esimo
anniversario della morte di Sergio Ramelli, a cui hanno preso
parte quasi 2mila militanti di estrema destra e che si è chiuso,
come ogni anno, con il rito del 'presente' e saluti romani.
La linea della Procura, diretta da Marcello Viola, è chiara
ed espressa anche in un atto d'appello contro le 23 assoluzioni
dello scorso novembre di altrettanti esponenti di estrema
destra, identificati nel corteo del 29 aprile 2019 alla memoria
del militante del Fronte della Gioventù ucciso da un commando di
Avanguardia Operaia nel '75. Quel genere di manifestazioni, in
cui cresce di anno in anno il numero di partecipanti (erano 600
nel 2014), hanno "l'intento non solo di commemorare la morte del
giovane", ma anche di "rievocare un rituale tipico del partito
fascista" e di "esternare" la "adesione ad un determinato
sistema di valori". Una "condotta", ha scritto il pm Enrico
Pavone, che "assume preoccupante rilevanza".
Sussiste in questo caso, dunque, il "pericolo di
ricostituzione del partito fascista", anche sulla base, secondo
la Procura, della sentenza della Cassazione a Sezioni Unite
dello scorso anno. Un'inchiesta, affidata al pm Alessandro
Gobbis, era stata aperta pure sul corteo dello scorso anno e
ora, quando sul tavolo del procuratore arriverà l'informativa
delle forze dell'ordine, sarà aperto un nuovo fascicolo da parte
del pool antiterrorismo.
Tra l'altro, un'informativa della Digos è già arrivata ai pm
sui saluti romani che ci sono stati il 27 aprile al Campo X del
cimitero Maggiore di Milano per la commemorazione (anche questa
si tiene ogni anno) dei caduti della Repubblica sociale
italiana.
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