Un artista geniale, passato alla Storia per le sue donne dal collo affusolato. Un uomo di grandi passioni ed eccessi, molto amato dalle sue compagne, ma che non conoscerà mai la portata della sua fama. Sarà questo il ''Modigliani'' scritto e diretto da Angelo Longoni, ritratto del pittore e scultore livornese, le cui opere oggi vengono battute all'asta a 70 milioni di dollari e che negli anni anni Ottanta fu involontario protagonista anche della clamorosa beffa dei tre falsi gettati nel Fosso Reale.
All'indomani di una stagione che ne ha raccontato il genio in molte mostre e alla vigilia del centenario della morte, lo spettacolo arriva in scena quest'inverno dopo quasi trent'anni di gestazione, con il volto bello e tenebroso di un divo come Marco Bocci (tra le tappe, 5-7 febbraio al Morlacchi di Perugia, 1-6 marzo all'Alfieri di Torino e 8-20 marzo al Quirino di Roma).
''Ero ancora ragazzo - racconta all'ANSA Longoni (autore anche del ''Caravaggio'' con Alessio Boni) - quando m'imbattei in un libro sulla vita di Amedeo Modigliani. Lo lessi tutto d'un fiato, in treno. Paradossalmente non l'ho mai più ritrovato, ma la sua storia, così romantica e commovente, il suo grande impegno per essere un vero artista e la totale sfortuna che ebbe nella vita, mi sono rimasti dentro''. Nato nel 1884 e segnato tutta la vita dalla malattia, Modì trascorse gran parte della sua carriera a Parigi, dove si trasferì nel 1902, al tempo fulcro delle nascenti Avanguardie. ''Era un periodo straordinario per l'Arte - prosegue Longoni - Parigi ne era la capitale: tutti arrivavano lì, da Soutine a Picasso, da Foujita a Diego Rivera. Era il palcoscenico delle grandi rivoluzioni anche nei costumi e questi artisti, così totalmente immersi nell'Arte, erano considerati come rock star''. Come in un lungo flashback dal letto di morte, lo spettacolo ricostruisce la vita di Modì attraverso le sue quattro donne, interpretate da Giovanna Di Rauso, Claudia Potenza, Vera Dragone e Romina Mondello. C'è la prostituta-modella Kiki di Montparnasse, che introduce il pittore all'ambiente parigino ma anche a tutto ciò che lo porterà alla distruzione: hashish, oppio, assenzio. Poi Anna Achmatova, la poetessa russa, che invece ha il dono di nutrire la sua parte più riflessiva. Beatrice Hastings, donna ricca, progressista e femminista, corrispondente per il britannico The New Age, con cui ha una turbolentissima convivenza. E infine, Jeanne Hebuterne, l'amore vero, che arriva a rinnegare i genitori pur di stare con lui. ''Modigliani - prosegue Longoni - non ha lasciato molti scritti, solo poesie e lettere. Ma molti hanno narrato di lui. Era un uomo colto, con un senso poetico del vivere, capace di grandi slanci emotivi.
Non si curava della salute e non rinunciava a nessuno dei suoi difetti pur di essere prepotentemente se' stesso. Colpisce l'insuccesso che ebbe per tutta la vita''. Modigliani muore infatti il 24 gennaio 1920, a soli 36 anni, divorato dalla meningite tubercolotica e talmente povero da non avere neanche i soldi per il carbone, mentre il mondo si prepara invece ad applaudirlo come uno dei più grandi maestri del Novecento.
Morendo lascia Jeanne con una bambina piccola e nuovamente incinta. Lei non resiste allo strazio e si lancia dalla finestra, uccidendo anche la creatura che porta in grembo. ''Un amore totale, alla Romeo e Giulietta'', commenta Longoni, che quest'inverno porterà in scena anche la commedia ''L'amore migliora la vita'' (con Ettore Bassi, Gaia De Laurentiiis, Eleonora Ivone e Giorgio Borghetti, genitori davanti alla scoperta dell'omosessualità dei propri figli adolescenti) e ''Uomini senza donne'', che a 20 anni dal debutto si riaggiorna con Ludovico Fremont e Valerio Morigi. Ma come sta il teatro italiano? ''Precario, in balia della politica e di nuove norme che hanno complicato ulteriormente la situazione - risponde - Si fa sempre più fatica a immaginare come rientrare del denaro investito. Lo dimostra il fatto che a luglio i cartelloni dei teatri non erano ancora completi''.
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