(di Claudia Fascia)
Non è scaramantico, privilegia
cantare in italiano e a Pino Daniele ha sempre preferito Giorgio
Gaber. E' un napoletano atipico, Maldestro (ma guai a criticare
la sua città, "tatuata addosso nel bene e nel male"), che
partendo come dice lui "dal basso, dalle cantine", si è
ritagliato il suo spazio da cantautore, ha portato a casa Premi
importanti (il Ciampi, il De Andrè), è salito su palchi da far
tremare i polsi come quello del Primo maggio a Roma e ora ha
conquistato un pass per il Festival di Sanremo con il brano
Canzone per Federica, sezione Nuove Proposte. Giovane sì, certo,
ma forse 'Nuova Proposte' potrebbe viverla come una definizione
un po' stretta. "Ma no... Ho fatto tanta gavetta, so che vuole
dire non sentire nelle spie e continuare a cantare, ma
Sanremo... è Sanremo! e volente o nolente è la manifestazione di
musica più importante in Italia, anche se qualche nome tra i Big
lascia un po' perplessi - racconta all'ANSA, in una pausa dal
lavoro di studio per l'album che deve essere pronto per il
festival e che lascerà più spazio all'elettronica rispetto al
passato -. Comunque non avrei scommesso su di me, ma quando sono
approdato nei 12 finalisti, per la serata di Sarà Sanremo su
Rai1, a quel punto mi son detto 'mo' un pensiero ce lo faccio'.
Ma lo prendo come un gioco, un gioco serio come diceva Eduardo.
Si parte da lì per costruire la propria strada". E poi riflette:
"Salire in cima è facile, ma cadere è un attimo".
Maldestro, all'anagrafe Antonio Prestieri classe '85,
un'infanzia passata a Scampia, figlio di un boss, la sua di
strada l'ha percorsa tutta d'un fiato. Senza guardarsi indietro.
"A 9 anni mia madre mi ha portato via e mi ha regalato un
pianoforte e un pc. E' così che sono riuscito a crearmi altri
mondi. E a trasformare il mio dolore in arte. E oggi la mia
storia la racconto nelle scuole, nelle università, nelle
carceri. Per dire che un'altra strada è sempre possibile".
A partecipare a un talent non ha mai pensato, perché "la mia
strada è un'altra. Talent e underground hanno uguale diritto di
esistere. E io ho scelto di rimanere me stesso, di non perdere
la mia personalità. Certo, il fatto di non venire da un
programma tv potrebbe penalizzarmi a Sanremo, con il voto da
casa. Ma la differenza la farà il futuro", è la lucida analisi
di Maldestro. "Ora che ci ripenso, però, un talent l'ho provato,
ma era di cucina, e io a dirla tutta preferisco mangiare",
scherza il giovane, cresciuto ascoltando Gaber, Fossati, De
Andrè e prendendo poi spunto dai cantautori più giovani,
Silvestri, Fabi, Bersani. E si sente. Nelle sonorità, nella
poetica, nella cura e nell'attenzione alle parole. "Sono
ossessionato dalle parole, tutto ruota intorno a loro e alle
storie che mi piace raccontare. Mi affascina tutto quello che è
umano". E le parole hanno trovato sfogo anche nel teatro, primo,
profondo, amore di Maldestro, che è attore, autore, regista. "Il
teatro è la mia vita. Forse anche più della musica, ma la musica
è stato il mio miglior incontro. E il mio grande amore per Gaber
mi ha portato a sperimentare il teatro-canzone, tra monologhi e
brani". E dopo Sanremo, Maldestro promette che tornerà dal vivo.
Tra musica e teatro.
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