I celebri ''carpet works'', che trasformano oggetti dalla tradizione secolare in imponenti opere d'arte contemporanea. E poi l'oro dei grandi Dadi della sorte, riflessi in loro stessi. L'Iran incontra l'Azerbaigian al Macro Testaccio, il Museo d'arte contemporanea di Roma, che oggi inaugura le sue due mostre invernali: ''Points of Perception'', prima personale italiana in un museo dell'artista azero Faig Ahmed, a cura di Claudio Libero Pisano; e ''La Riserva Aurea del Pensiero Magmatico'', dedicata invece all'italo persiano Bizhan Bassiri, a cura di Bruno Corà (entrambe fino al 29 marzo). Due racconti e due modi diversi di dialogare con l'Oriente, a partire dalla forma e la sua rielaborazione.
Nato nel 1982 a Baku, in Azerbaijan, dove tuttora vive e lavora, ospite alla Biennale di Venezia nel 2007 e poi al Victoria and Albert Museum di Londra, Dubai, New York, Dheli, Sharjah, Faig Ahmed è celebre nel mondo per i suoi studi sui tappeti azeri, di cui scompone la struttura tradizionale, riassemblandone casualmente le componenti fino a restituire una nuova scultura contemporanea. In mostra al Macro Testaccio sono dunque una serie di opere site-specific che percorrono il filo conduttore del Sufismo, con l'Arte promossa a strumento per ampliare i sensi, passepartout per riconnettere passato e presente, tradizione e modernità. Protagonisti, tra grandi installazioni e video, proprio alcuni ''carpet works'', in cui il design dei tradizionali tappeti dell'Asia centrale, rielaborato al computer, anima, quasi liquefatto o pixellato disegni a grandezza naturale, realizzati (come i tappeti) da artigiani locali su telai tradizionali. Al centro della sala, una monumentale installazione sfida le leggi della fisica e dispone il pavimento tessuto di una moschea in una sorta di onda che travolgere lo spettatore. Autore del Manifesto del Pensiero Magmatico, l'iraniano Bassiri, nato a Tehran nel 1954 ma in Italia dal 1975, ripercorre invece le linee guide della sua poetica rielaborando i suoi elementi più classici: il centro del lavoro sono i Dadi della sorte, affiancati da sei Serpi auree e da una serie di sculture placcate d'oro composte da 12 Bastoni battenti, 4 leggii e 4 Erme, con altre 32 Erme ricoperte di zolfo a fare da sentinella. Il tutto, esposto su una superficie leggermente sopraelevata dal pavimento e ricoperta di polvere di marmo, che si staglia sulla parete blu al centro della quale è fissato un cristallo nero. Come Bassiri scriveva nel suo Manifesto, ''l'opera non si riflette nello specchio del mondo ma nel suo proprio'', allo stesso modo oggi i suoi lavori si aprono così alla propria immagine speculare, innescando una relazione tra l'opera e il suo riflesso, ìn relazione con l'infinito.
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