Opere d'arte, fotografie e
filmati d'epoca, insieme a documenti archivistici e
bibliografici per ricostruire le vicende del patrimonio
artistico toscano durante la seconda guerra mondiale. È quanto
propone la mostra 'Michelangelo rapito - Capolavori in guerra
dagli Uffizi al Casentino', in programma al Castello di Poppi
(Arezzo) che, insieme al monastero di Camaldoli e a Villa Bocci
di Soci, divenne tra il 1940 e il 1944 luogo di protezione per
le opere d'arte.
La rassegna, inserita nel programma degli Uffizi Diffusi, è
in programma dal 20 luglio al 28 gennaio 2024 con prestiti dalle
Gallerie degli Uffizi e le immagini dei più importanti dipinti e
sculture messe al sicuro durante la guerra.
Dagli Uffizi arriva, per esempio, il Ritratto di Giovanni II
Bentivoglio di Lorenzo Costa che fu ricoverato al Castello di
Poppi dal novembre 1940 fino all'agosto 1944, quando fu
requisito e portato dall'esercito tedesco in Alto Adige per poi
tornare a Firenze nel luglio del 1945. In prestito anche la
copia in gesso del Fauno perduto di Michelangelo, esposta agli
Uffizi, ma anche edizioni antiche della Vita di Michelangelo,
documenti originali dell'archivio del museo e le foto che
documentano il trasloco delle opere nei rifugi di campagna.
Completa il percorso espositivo una mostra immersiva allestita
negli ambienti della biblioteca Rilliana di Poppi con
proiezioni, su pareti e pavimento, di una serie di opere tra cui
il Tondo Doni di Michelangelo, la Madonna del Cardellino di
Raffaello, l'Annunciazione di Leonardo o la Medusa di
Caravaggio.
Per il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt,
"la mostra di Poppi non è solo un'occasione per ammirare dipinti
e belle immagini, ma tocca soprattutto un argomento di scottante
attualità: l'arte, infatti, è tra le vittime principali dei
conflitti in tutto il mondo, perché rappresenta l'idea più
profonda di identità nazionale". Per il presidente della Toscana
Eugenio Giani "in questa ricostruzione delle vicende dei nostri
tesori durante la guerra, ci rendiamo conto che ognuna delle
opere esposte avrebbe potuto non esserci più. La mostra
illumina, per la prima volta, le loro tante storie".
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