"E' un film libero", dice Marco
Bellocchio di Sangue del mio sangue, in concorso a Venezia 72.
La prima parte racconta di una suora di clausura (Lidiya
Liberman) murata viva nella Bobbio medievale. La religione è tra
i temi cari al regista: "Non mi sono convertito, sono un
anarchico sempre più moderato. Il potere però continua a darmi
fastidio, come quello della Chiesa di allora. Per tante cose
continuo a essere in disaccordo, ma ammetto che abbiamo un Papa
più a sinistra della sinistra".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA