Quello che le donne non dicono e neppure fanno quasi mai potrebbe essere un'ottima sintesi per LA FIGLIA OSCURA, esordio alla regia di Maggie Gyllenhaal con protagonista Olivia Colman. Già in concorso alla Mostra del cinema di Venezia dove ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura e in sala dal 7 aprile con la Bim, è un lavoro declinato tutto al femminile proprio come le tre statuette degli Oscar a cui aspira: sceneggiatura non originale della stessa Gyllenhaal (è la favorita), attrice protagonista, Olivia Colman, e attrice non protagonista Jessica Buckley. In attesa degli Oscar ha già vinto 34 premi tra cui quello dell'associazione registi Dga per film d'esordio e gli indipendenti Spirit Awards. Questa la storia di Leda (Colman), donna di mezza età dal cattivo carattere, ma molto devota al suo lavoro di insegnante di letteratura italiana comparata all'Università. Quando le due figlie, ormai adulte, partono per raggiungere il padre in Canada, Leda, trovandosi sola, decide di concedersi una lunga vacanza in una delle tante isole greche (esattamente a Spetses). Qui incontra una famiglia locale con cui instaura uno strano rapporto in cui mostra di avere un carattere più che scostante. Ma soprattutto questa vacanza è un modo per Leda di tornare indietro nel tempo e risalire al suo difficile rapporto con la maternità, quando per un lungo tempo è stata una madre davvero molto 'snaturata'. Nel cast del film, tratto dal romanzo di Elena Ferrante La figlia oscura (Edizioni e/o), anche Jessie Buckley, Dakota Johnson, Ed Harris, Peter Sarsgaard (marito della regista), Paul Mescal, Dagmara Dominczyk e la nostra Alba Rohrwacher in un cameo. "Ho letto il romanzo della Ferrante anni fa - così al Lido la Gyllenhaal, nata a New York nel 1977 - e mi sono detta: che donna complicata la protagonista. Poi invece ho capito che quello che sente sono esperienze comuni a molte donne, ma di cui non si parla mai, verità segrete dell'esperienza femminile". E poi la regista, che nel 2009 ha ottenuto una nomination agli Oscar per Crazy heart, va più diretta allo scopo: "Spesso come attrici e come donne ci rappresentiamo con una versione diversa da quella reale, ma chi tra noi non è stata tentata di sbattere la porta e lasciare i propri figli dietro quella porta? Credo che non ci sia madre che non l'abbia mai immaginato". Con la Ferrante, scrittrice che non ha mai rivelato la sua identità: "Ho parlato attraverso delle lettere, un modo di comunicare davvero molto bello. E lei mi ha dato anche dei suggerimenti dopo essersi assicurata che sarei stata io la regista e avendomi quasi imposto che doveva essere chiaro che Leda non era affatto pazza, ma al contrario rappresentava un po' tutte le donne". Aveva detto invece la Colman a Venezia:"Tutti vorremmo essere un po' come Leda. Ad esempio buttare qualcosa dal proprio terrazzo e fregarsene di quello che succede, insomma fare cose che poi non facciamo mai".
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