dice il regista oggi a Bari - è un racconto sulla capacità di restare aggrappati a se stessi quando gli affetti intorno scarseggiano. Per questo motivo ho deciso che il punto di vista migliore sarebbe stato quello della 'forza interiore' della protagonista: come un personaggio invisibile a volte alleato, altre distratto, che osserva silenziosamente ogni suo movimento e spesso si mette in gioco per lei". E ancora il regista: "Si tratta di un film di genere, tuttavia l'embrione narrativo si prestava anche a innumerevoli soluzioni sperimentali. Dunque, sin da subito è stato chiaro che il film reclamasse un "mondo" all'interno del quale esistere. Il personaggio interpretato da Carolina è la Prima Cittadina di questo mondo e la sua scelta ha contribuito enormemente alla nascita dell'ambiente intorno a lei. La sua energia espressiva, insieme a una sana dose d'imperscrutabilità, mi hanno progressivamente convinto su un uso sovversivo dei colori, nascondendo dietro la loro vividezza misteri e realtà tutt'altro che rilassanti. Ho quindi iniziato - dice Domenico Croce - a raccogliere tutte le suggestioni che mi riportassero a un'idea di trasfigurazione (trasparenze, riflessioni, esistenza del doppio ecc.) e le ho filtrate attraverso le regole del thriller psicologico". Infine, conclude a Bari la protagonista Carolina Sala: "Certo è vero il mio personaggio comunica solo attraverso vetri, quello della finestra e quello del computer. E questo è un tema davvero caldo perché così si perde il contatto umano".
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