Un racconto con forti elementi
autobiografici, "nel quale volevo esplorare a a fondo la
tematica della malattia e del rapporto tra figlia e madre.
Sentivo l'esigenza di affidare la storia ad altri personaggi,
Giulio (Lorenzo Aloi) e Lia (Irene Vetere), per essere più
libera, per raccontare altre sfaccettature di quest'emozione e
di questi rapporti". Così la giovane regista Beatrice Baldacci,
spiega all'ANSA il percorso della sua opera prima La tana,
realizzata nell'ambito di Biennale College (il programma che
accompagna giovani autori nello sviluppo e la realizzazione di
lungometraggi a micro budget), alla Mostra Internazionale del
Cinema di Venezia, dove ha debuttato, premiata alla Festa del
Cinema di Roma in Alice nella città e in sala dal 28 aprile con
Pfa. Una storia di amore giovane, malattia e rinascita, nella
quale si tocca anche il tema dell'eutanasia.
Il film si ricollega al corto documentario di Beatrice
Baldacci, Supereroi senza superpoteri, presentato nel 2019 al
Lido in Orizzonti, nel quale la regista ripercorreva attraverso
immagini di filmini famigliari la sua infanzia e il rapporto con
una madre malata. Una tematica che torna nella Tana in cui la
madre di Lia è interpretata da Helene Nardini.
Nella storia, ambientata in un'avvolgente campagna estiva,
il 18 enne Giulio si ritrova Lia come vicina, nel casale
semiabbandonato dove la famiglia della ragazza non veniva da
molti anni. Misteriosa e silenziosa, Lia all'inizio fatica a
rapportarsi alla vitalità di Giulio, coinvolgendolo però in
piccole sfide sempre più pericolose. Una chiusura legata alla
decisione della ragazza, di prendersi cura da sola della madre.
La delicatezza del racconto è riflessa anche dal modo in cui
si affronta il tema dell'eutanasia: "Abbiamo cercato di
trattarlo in modo laterale, non affrontandolo politicamente,
questo non vuole essere un film a tesi - dice la regista, ora in
piena scrittura del secondo film -. Volevamo che aprisse delle
domande e portasse le persone a riflettere, senza dare giudizi.
Il rispetto per lo spettatore è fondamentale, come quello per i
protagonisti, per il loro dolore e sofferenza".
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