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La tana, estate di scoperte fra malattia e rinascita

La tana, estate di scoperte fra malattia e rinascita

Film di Beatrice Baldacci da Venezia a uscita in sala da 28/4

ROMA, 20 aprile 2022, 17:52

Redazione ANSA

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Un racconto con forti elementi autobiografici, "nel quale volevo esplorare a a fondo la tematica della malattia e del rapporto tra figlia e madre.
    Sentivo l'esigenza di affidare la storia ad altri personaggi, Giulio (Lorenzo Aloi) e Lia (Irene Vetere), per essere più libera, per raccontare altre sfaccettature di quest'emozione e di questi rapporti". Così la giovane regista Beatrice Baldacci, spiega all'ANSA il percorso della sua opera prima La tana, realizzata nell'ambito di Biennale College (il programma che accompagna giovani autori nello sviluppo e la realizzazione di lungometraggi a micro budget), alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove ha debuttato, premiata alla Festa del Cinema di Roma in Alice nella città e in sala dal 28 aprile con Pfa. Una storia di amore giovane, malattia e rinascita, nella quale si tocca anche il tema dell'eutanasia. Il film si ricollega al corto documentario di Beatrice Baldacci, Supereroi senza superpoteri, presentato nel 2019 al Lido in Orizzonti, nel quale la regista ripercorreva attraverso immagini di filmini famigliari la sua infanzia e il rapporto con una madre malata. Una tematica che torna nella Tana in cui la madre di Lia è interpretata da Helene Nardini. Nella storia, ambientata in un'avvolgente campagna estiva, il 18 enne Giulio si ritrova Lia come vicina, nel casale semiabbandonato dove la famiglia della ragazza non veniva da molti anni. Misteriosa e silenziosa, Lia all'inizio fatica a rapportarsi alla vitalità di Giulio, coinvolgendolo però in piccole sfide sempre più pericolose. Una chiusura legata alla decisione della ragazza, di prendersi cura da sola della madre. La delicatezza del racconto è riflessa anche dal modo in cui si affronta il tema dell'eutanasia: "Abbiamo cercato di trattarlo in modo laterale, non affrontandolo politicamente, questo non vuole essere un film a tesi - dice la regista, ora in piena scrittura del secondo film -. Volevamo che aprisse delle domande e portasse le persone a riflettere, senza dare giudizi.
    Il rispetto per lo spettatore è fondamentale, come quello per i protagonisti, per il loro dolore e sofferenza".
   

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