"Dio ci ha voltato le spalle" dice a un certo punto un poliziotto, non più giovane, in MIRACLE - STORIA DI DESTINI INCROCIATI di Bogdan George Apetri, in sala da domani distribuito da Trent Film e già ad Orizzonti a Venezia 2021. Un monito condivisibile quello di quest'uomo in un film che ti torna alla mente il giorno dopo e in perfetto equilibrio tra dramma, thriller e religione nella Romania di oggi. Già insignito del premio della Giuria Interreligiosa al Tertio Millennio, per "il coraggio nelle scelte di regia e per l'originalità nell'affrontare il tema della spiritualità in un mondo sempre più secolarizzato" e diviso in due capitoli, questo thriller-mistico ha come protagonista Cristina (Ioana Bugarin), novizia di diciannove anni molto bella che esce segretamente dal monastero in cui vive per occuparsi di una questione urgente. Il suo misterioso viaggio in taxi la porta in giro per la città, prima in un ospedale e poi alla ricerca di un uomo a cui telefona continuamente invano. Il ritorno non sarà però come se l'era immaginato. Cristina perde il passaggio organizzato per rientrare in monastero e si ritrova in un taxi il cui autista ascolta Julio Iglesias, Toto Cutugno, Al Bano e Romina e Gică Petrescu, ovvero l'Elvis romeno. E non è certo l'unico difetto di questo conducente. Di fatto, sulla via del ritorno, un destino inaspettato attende la ragazza. Quello che è accaduto alla troppo bella novizia verrà ricostruito da un ispettore di polizia, Marius Preda (Emanuel Pârvu), non del tutto a lei estraneo. "Il film si rivela attraverso due facce opposte ma complementari della stessa lente - dichiara il regista romeno Bogdan George Apetri che vive a New York dove produce film americani -. Da una parte una visione del mondo realistica e, dall'altra, una visione basata sulla fede. La storia funziona bene sia se la si interpreta dal punto di vista pragmatico degli spettatori atei, sia se la si percepisce da una prospettiva religiosa, soprannaturale e immateriale. Il film non risponde a domande, ma offre semplicemente un punto di partenza verso un punto d'arrivo misterioso, valido, unico e irripetibile nell'anima di ciascuno spettatore. La pellicola - conclude - mette in risalto il dualismo di questa equazione: l'approccio perfettamente realistico di una storia che, d'altro canto, si può interpretare integralmente in chiave spirituale, ma solo se lo si desidera".
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