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Solari, al Locarno Fest sempre al centro la libertà

Solari, al Locarno Fest sempre al centro la libertà

Presidente uscente, protesta attivisti? 'Giusto farli parlare'

LOCARNO, 08 agosto 2023, 19:11

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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"Sono sempre stato al servizio del pubblico e del festival. L'importante era dare emozioni agli spettatori e penso che grazie a bravissimi direttori e direttrici ci siamo riusciti senza eccezioni". E' così "che si è confermato il piccolo miracolo di Locarno". Lo dice all'ANSA Marco Solari, presidente uscente del Locarno Film Festival, di cui è in corso la 76/a edizione. Entrato in carica nel 2000, il ticinese, classe 1944, è al suo ultimo anno nel ruolo: dalla prossima edizione al suo posto ci sarà Maja Hoffmann. "Non dico che siamo tra i festival più importanti del mondo, ma sicuramente tra i più significativi, perché abbiamo sempre messo al centro la libertà, a cominciare da quella del direttore artistico - sottolinea Solari -. L'anima del festival si basa anche sulla sincerità, il voler dare voce a chi non ce l'ha, essere uno specchio delle realtà che sovente sono anche atroci". Proprio ieri sera il Festival ne ha ridato prova, quando due giovani attivisti sono saliti sul palco della Piazza Grande per lanciare l'allarme sul cambiamento climatico: "Ci vuole coraggio per portare avanti le proprie opinioni - spiega -. Non possiamo andare a predicare libertà, parresia, cioè dirsi per la verità indipendentemente da tutte le conseguenze e poi se succede qualcosa come ieri sera, senza nessuna violenza o danneggiamento, gridare allo scandalo. Certo hanno interrotto una cerimonia, non si fa, ma abbiamo calmato la situazione e hanno potuto dire quello che volevano". Locarno, che è il terzo festival più antico al mondo, dopo Venezia e Mosca sin dall'inizio "ha tenuto alla sua vicinanza con l'Italia - aggiunge -. il primo film proiettato è stato O sole mio di Giacomo Gentilomo, sulla resistenza a Napoli durante il nazifascismo e abbiamo proiettato i film del neorealismo che raccontavano il dramma del dopoguerra". Un'affinità riflessa anche "con i tanti direttori italiani, sin dalla prima direttrice con cui ho lavorato, Irene Bignardi all'attuale, Giona A. Nazzaro". Poi "questo è un festival di scoperte, come è successo con i grandi autori della Nouvelle Vague". Quali sono stati i momenti più difficili che ha vissuto come presidente del Festival? "Direi due. Il primo quando Polanski, per una reazione violentissima in loco e di una parte della stampa europea ha dovuto rinunciare a venire a Locarno (nel 2014). Ripenso ancora con immensa tristezza alla sua telefonata". L'altra crisi grave è avvenuta un anno prima, nel 2013, "quando per una serie di circostanze era stato invitato, non da Locarno, ma dalla casa di produzione, il brigatista Senzani (che aveva partecipato a 'Sangue' di Pippo Delbono, ndr). Aveva scontato la sua pena ma non era opportuno averlo al festival. Gian Carlo Caselli aveva reagito in modo violentissimo, accusandoci di far pubblicità a Senzani ed è partita una serie di articoli sempre più feroci". Solari ha poi parlato con Caselli al telefono "ed è stata la chiamata più dura che abbia mai avuto", ma l'ex procuratore alla fine"mi ha detto di aver sentito dalla mia voce e le mie argomentazioni che ero sincero e che considerava la questione chiusa". Invece tra i tanti grandi incontri, uno a cui Solari tiene particolarmente è "quello con Dario Fo che era venuto a Locarno per un omaggio in Piazza Grande a Carmen Maura. Dietro le quinte era teso come una corda di violino" ma "come è salito sul palco in 10 secondi ha dominato il pubblico. Una cosa incredibile".

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