"Con il mio amico e sodale Paolo
Fosso abbiamo scritto questo À La Recherche in cui interpreto
uno sceneggiatore, un po' sfigato e dal frigo vuoto, che negli
anni Settanta, gli anni della dialettica, si ritrova a scrivere
una sceneggiatura ispirata alla Recherche di Proust da proporre
a Visconti. Una sceneggiatura da scrivere a quattro mani con una
aristocratica, molto snob e di sinistra. Da qui una sorta di
Kammerspiele, di lotta di classe, tra due persone di diversa
estrazione sociale". Così Giulio Base presenta À La Recherche,
film da lui diretto passato oggi in anteprima al Rome
International Film Festival e poi nelle sale dal 2 novembre con
Eagles Pictures.
Il film prodotto da Agnus Dei di Tiziana Rocca Production con
Rai Cinema, in coproduzione con Rosebud Entertainment Pictures e
con il contributo del ministero della Cultura e del Centre
National du Cinèma et de l'Image Animée, ci porta nella Roma del
1974. Qui Ariane (Anne Parillaud), una bellissima donna
dell'aristocrazia francese, e Pietro (Base), sceneggiatore
italiano di B movie, cercano il riscatto scrivendo appunto una
sceneggiatura tratta dal romanzo À la Recherche du Temps Perdu
di Marcel Proust da sottoporre a Luchino Visconti. Una grande
ambizione, la loro, che metterà ancora più a confronto tutta la
loro diversità.
Nel 'carnage' tra i due anche l'accusa da parte di Pietro
all'aristocratica, che per fare il cinema, più che la bravura,
conta avere la tessera del Pci. "È vero questa frase esiste nel
mio film. Visconti, si sa, faceva campagna per il partito
comunista che sosteneva il suo cinema pur essendo aristocratico
e ricchissimo". Comunque, continua Giulio Base che dal 2024 sarà
il direttore del Torino Film Festival, "queste discriminazioni
ci sono sempre state. Non mi è mai piaciuto fare la vittima
perché se chiedi a cento registi, novantacinque ti diranno che
sono stati sottovalutati. Per me che non sono mai stato organico
a certe idee, il fatto di essere un militante cristiano credente
non mi ha aperto molte porte".
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