Basato sull'omonimo romanzo della
biologa e scrittrice tedesca Jasmin Schreiber (edito da
Alphabeta), La fossa delle Marianne, in sala con Trent Film, è
un road movie sulla strada del lutto di due persone di
generazioni lontane e diverso sesso. In questo esordio nel
lungometraggio della regista e sceneggiatrice lussemburghese
Eileen Byrne, da una parte troviamo: Helmut, l'attore
caratterista tedesco Edgar Selge ('The Experiment'), e
dall'altra la giovanissima Paula, l'attrice svizzera Luna
Wedler, che potrebbe essere per età sua nipote.
Cosa unisce queste due persone? L'incapacità di entrambe di
elaborare il lutto. Nel caso di Helmut, quello della moglie e
del figlio, mentre per Paula la morte a Trieste per annegamento
dell'amato fratellino che le era stato affidato.
Da allora la giovane biologa marina, che studia la Fossa delle
Marianne, è perseguitata da un incubo ricorrente: annega in
acque profonde e buie insieme al fratellino. Il fatto è che
Paula si sente del tutto responsabile di questa morte e così,
appena può, va al cimitero sulla sua tomba. Ed è proprio qui che
incontra Helmut che sta cercando di trafugare l'urna della
moglie defunta, per poi seppellirla nel suo giardino. Sarà lui
l'improvvisato compagno di avventure di Paula in un sincopato
viaggio verso Trieste a bordo di un camper d'epoca.
Un viaggio per certi versi difficile e non senza litigi tra
l'apparentemente cinico Helmut, ma che ama cantare le arie del
Flauto magico di Mozart, e la ragazza animata da una grande
voglia di autodistruzione. Ma è inevitabile che i due, uniti dal
dolore, e dal "linguaggio comune dell'afflizione", così lo
definisce a un certo punto lo stesso Helmut, alla fine facciano
famiglia.
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