(di Alessandra Magliaro)
BEATRICE SALVIONI - LA MALNATA
(EINAUDI PP 248
EURO 16,60).
Francesca e Maddalena come Lila e Lenù della saga dell'Amica
Geniale. Impossibile non pensare alle due amiche dei libri di
Elena Ferrante sin dalle prime pagine di La Malnata di Beatrice
Salvioni. O andando indietro a evocare I ragazzi di vita di
Pasolini.
La prima borghese, figlia unica, sempre con abiti immacolati,
cresciuta alla buona educazione formale, con l'obiettivo dei bei
voti, la classica bambina perbene e la seconda selvatica,
sfrontata, ribelle, 'un maschiaccio', tenuta a distanza da tutti
come una reietta perchè cattiva e soprattutto portasfortuna, non
a caso la chiamano Malnata evitando di pronunciarne il nome
considerandola quasi una strega. Si incontrano, si legano, si
fanno forza e finiscono per sfidare tutto nella Monza del
Ventennio, dei benpensanti, delle ipocrisie, del sessismo. Due
ragazzine che ti restano dentro, ritratte con potenza, due
personalità diverse in cui specchiarsi e che imparano a fare da
sole, a non dipendere da nessuno e a non aver paura di niente. E
che vorresti seguire negli anni successivi, immaginarti come si
faranno strada nell'Italia degli anni a venire (bisogna solo
attendere, il seguito è in scrittura).
E' una storia di crescita, un coming of age come si dice ma
anche di iniziazione, questo romanzo di cui si parla da prima
ancora dell'uscita nel marzo scorso. E' l'esordio letterario
italiano più atteso dell'anno, uscito in contemporanea in
Francia, Spagna e Paesi Bassi, e a seguire in Germania e Stati
Uniti, venduto in 32 Paesi e i cui diritti di trasposizione sono
già stati appaltati e dalla Malnata molto presto si farà una
serie tv o un film. Un vero e proprio caso letterario arrivato a
scalare le classifiche.
L'autrice è Beatrice Salvioni, classe 1995 - su Instragam
'@pescebanana' in omaggio a Salinger - nella quarta di copertina
del libro pubblicato da Einaudi per la collana Stile Libero, si
legge come curriculum che ha scalato il Monte Rosa e praticato
scherma medievale e questo già è un indizio sulla personalità
della giovane scrittrice che si è diplomata alla Scuola Holden
di Alessandro Baricco nel 2021, quando ha vinto il Premio
Calvino Racconti.
Ha pensato alla sua geografia dell'infanzia Beatrice Salvioni,
ad una Monza del passato in cui si arriva al Duomo attraversando
il Ponte dei Leoni, si gioca lungo gli argini del Lambro, si
corre in bicicletta, si contendono ai gatti le lucertole e i
graffi sono come medaglie. Francesca è attratta da Maddalena,
nonostante i divieti della madre che sfida continuamente,
l'altra è ruvida, le maldicenze sono diventate come armature di
difesa. Si cambiano un po' a vicenda lungo il corso della storia
ma è un legame di sorellanza, come si dice oggi, quello che le
legherà per sempre.
L'incipit è folgorante. Monza marzo 1936: sulla riva del Lambro,
due ragazzine cercano di nascondere il cadavere di un uomo che
ha appuntata sulla camicia una spilla con il fascio e il
tricolore. Sono insanguinate, mezze nude, sconvolte. E'
Francesca a raccontare in prima persona la storia che le ha
condotte fino a lì.
Sullo sfondo la guerra d'Abissinia che ruba l'amato fratello di
Maddalena, le mire espansionistiche di Mussolini, le piccole
ribellioni di adolescenti contro il conformismo fascista a
scuola, quelle più grandi contro la prepotenza dei maschi che ti
considerano rondinella o carne (quanta tragica attualità).
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