CESARE BERMANI, BELLA CIAO (INTERLINEA, pp. 96, euro 10). Inno sui balconi dell'emergenza coronavirus, cantata dai protagonisti della serie tv Netflix 'La casa di carta', intonata nelle piazze delle Sardine e sempre più all'estero, 'Bella ciao' è tornata alla ribalta.
La storia e fortuna della canzone della Resistenza viene raccontata da Cesare Bermani, uno dei maggiori storici della tradizione orale, nel libro 'Bella ciao' che la casa editrice Interlinea manda in libreria il 4 maggio, con inediti e un inserto fotografico. Il libro è prenotabile dal 25 aprile e in anteprima in e-book sul sito www.interlinea.com.
Dalla resistenza italiana all'universalità delle resistenze, Bermani ricostruisce l'avventura di questo canto popolare "così amato da chi vuole la libertà", ne ripercorre le origini, a lungo rimaste sconosciute le fake news circolate che negano il suo legame con la lotta partigiana.
"Bella ciao è stata fatta conoscere al mondo da grandi cantanti quali Yves Montand e Pete Seeger, Manu Chao, i Chumbawamba. E anche nell'America di Trump Bella ciao è stata ripresa in chiave resistenziale. E così Tom Waits, uno dei più importanti artisti rock e non solo, la sceglie e la reinterpreta, con il suo inconfondibile stile, nel disco Songs of Resistance del chitarrista Marc Ribot. Ho sempre pensato che la capacità di un canto di suscitare adesione, emozione e coinvolgimento sia la prova provata dell'universalità della condizione umana al di là di confini, nazioni, sistemi di governo e persino delle differenze culturali e delle lingue che pure rappresentano l'espressione della bellezza e del genio molteplice di una comune appartenenza antropologica e di un solo destino: il destino condiviso per la passione della libertà" scrive Bermani.
"Per questo motivo Bella ciao è universale anche nel fastidio che provoca in quei sedicenti moderati che non vogliono essere messi di fronte a certe scelte fondamentali" spiega lo storico, tra i fondatori dell'Istituto Ernesto de Martino.
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