"Gli stereotipi antisemiti sono
vecchi come il mondo, ma non ci aspettavamo di ritrovarli, anche
magari involontariamente, nel romanzo di un ventisettenne,
Bernardo Zannoni, 'I miei stupidi intenti' edito da Sellerio,
vincitore del premio Campiello. Una vittoria a sorpresa, ma
ancora più eclatante è che tutti i giurati non se ne siano
accorti fin dalle prime pagine". Lo dice Shalom.it, il magazine
online della Comunità ebraica di Roma in un articolo, pubblicato
il 13 settembre 2022, che si sofferma in particolare sui nomi
dei personaggi del libro, a partire dalla volpe Salomon e il
cane Gioele.
"Il protagonista di questo mondo immaginario ma non troppo è
una faina, Archy, che viene venduta dalla madre alla volpe, un
usuraio di nome Salomon, ma guarda un po' perché un usuraio deve
avere un nome tipicamente ebraico? 'Capitava che comprassero le
cose da Solomon l'usuraio. Solomon segnava tutto quello che
vendeva con una piccola macchia di colore'. Il povero Archy
viene ceduto in quanto zoppo. 'Una gallina, Annette, non ti darò
di più. La vecchia volpe entrò in un'altra stanza e tornò con un
pollo senza testa. In una delle cosce aveva un segno che
conoscevo, quello di Solomon l'usuraio'" sottolinea Shalom che
cita vari brani del romanzo.
Tra questi: "Archy comincia così la vita con Solomon e il suo
guardiano, il cane Gioele, altro nome ebraico, di un profeta.
Nel primo giorno di permanenza in schiavitù, Solomon lo porta
fuori dalla tana su una collinetta dove ovviamente gli dice:
'fin dove vedi è tutto mio'".
E ancora: "Solomon, però, continua con il suo indottrinamento,
spiega ad Archy che Dio agli egizi ha lanciato dieci piaghe, ma
attenzione a non perdersi in inutili elucubrazioni perché
'Solomon non avrebbe capito, mi avrebbe picchiato come gli ebrei
con gli infedeli'" sottolinea Shalom.
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