L'autobiografia di Gigi Proietti,
'Tutto sommato. Qualcosa mi ricordo', pubblicata da Rizzoli nel
2013, arriva in edicola con 'Il Fatto Quotidiano', per
PaperFirst in coedizione con Rizzoli, a un mese e mezzo dalla
morte del grande attore avvenuta il 2 novembre 2020.
"Un'autobiografia? Io? Tutt'al più quattro chiacchiere sul
passato, sperando che a qualcuno interessi" diceva con il suo
humor Proietti che in 'Tutto sommato' (pp. 189, euro 8,90) ci
restituisce quella voglia di mischiare le carte in tavola,
intrecciando le gioie
della vita a quelle del palco e lasciando sempre sullo sfondo la
sua Roma, città eterna e fragile,
tragica e ironica, cinica e innamorata.
"Ibsen, Shakespeare, Brecht..." Quando gli insegnanti del
Centro universitario teatrale gli sottoposero una lista di
autori da portare in scena, il giovane Luigi Proietti per poco
non
svenne: non ne aveva mai sentito nominare nessuno. Come tanti
ragazzi cresciuti nella periferia della capitale, all'ombra del
boom economico, Proietti pensava soprattutto alla musica e
guardava all'America.
Per lui l'unico palco era quello dei night
club, dove suonava e cantava insieme agli
amici di sempre. Si era iscritto per gioco a
quel corso di recitazione, spinto dalla voglia di qualcosa di
diverso: non poteva immaginare che quel "gioco" gli avrebbe
cambiato la vita. Il "cantante dalla voce
ritmico-melodica-moderna" dimostra subito una versatilità senza
precedenti, un potenziale che esprimerà al meglio in 'A
me gli occhi, please' e negli altri one-man show scritti con
Roberto Lerici, dei tour de force nei quali salta dal dramma al
varietà lasciando il pubblico a bocca aperta. In cinquant'anni
di carriera Proietti ha conquistato generazioni di
spettatori, contaminando la cultura "alta" e quella "bassa",
senza pregiudizi.
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