(di Francesca Chiri)
Da un lato, una meccanica perfetta in
un movimento così rigoroso e ripetitivo che si traduce in quadri
di matematica perfezione. Dall'altro una rappresentazione
ipnotica e straniante che nella sua precisione geometrica sfida
le leggi della natura.
E' tra questi due vicini estremi che si muovono i bravissimi
danzatori del Ballet Junior de Genève, ragazzi di grande talento
provenienti da tutto il mondo che hanno portato a Roma, per il
Festival Equilibrio al Parco della Musica l'opera Cathedral, la
misteriosa coreografia di Marcos Morau accompagnata dalla musica
spirituale di Arvo Pärt e quella che è la prima italiana di
Turning_motion sickness remix, l'ultima declinazione del lavoro
decennale di Alessandro Sciarroni. E' questa l'opera che
l'artista, Leone d'oro alla carriera nel 2019 per la Biennale
Danza, ha svolto indagando sulla ripetizione di una pratica fino
ai limiti della resistenza fisica.
Come il moto dei pianeti, come il ciclo della vita, come la
pratica ascetica dei dervisci rotanti, lo studio di Sciarroni si
concentra sull'azione del corpo che ruota attorno al proprio
asse. E' una delle "versioni" della ricerca dell'artista che
mette in scena l'azione del "turning" che, oltre a 'girare',
significa anche evolvere, cambiare e che origina dai fenomeni
migratori di alcuni animali che al termine della loro vita
tornano a riprodursi e a morire nel luogo dove sono nati. Il
risultato è letteralmente straniante nella sua offerta di
percezioni inedite, di sguardi diversi sulla realtà interiore.
E' il racconto di un "io" alla ricerca di se stesso, un po'
come pure quello della coreografia Cathedral che restituisce lo
spaesamento dell'esistenza umana al cospetto della grandiosità
dell'universo. E dove il disegno perfetto del movimento ideato
da Morau rende con linguaggio poetico lo smarrimento di
un'umanità che si perde come un giocattolo rotto, come una
bambola inanimata.
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