"Non ho mai pensato che il merito del giornalista fosse far dire alle persone quello che mai nessuno era riuscito a fargli dire, bensì riuscire a fargli dire ciò che avrebbero sempre voluto dire". Così Sergio Zavoli parlava del suo lavoro nel filmato d'archivio che ha aperto la cerimonia per l'intitolazione al giornalista, in occasione dei 100 anni della nascita (21 settembre 1923 a Ravenna), della Sala degli Arazzi, da sempre dedicata agli eventi e alle conferenze stampa più importanti del servizio pubblico, a Viale Mazzini a Roma.
"Sono convinta che il lavoro e la figura di Sergio Zavoli incarnino al meglio lo spirito di una Rai dei cittadini per i cittadini", ha detto la presidente della Rai Marinella Soldi nel corso della cerimonia, cui hanno preso parte la vedova del giornalista Alessandra Zavoli, la figlia Valentina e in platea, fra gli altri, Walter Veltroni, Simona Agnes, Giorgio Assumma, l'amministratore delegato dell'azienda Roberto Sergio, il direttore generale Giampaolo Rossi, molti direttori delle varie aree del servizio pubblico fra i quali Maria Pia Ammirati (Rai Fiction), Paolo Petrecca (Rai News), Angelo Mellone (intrattenimento daytime) e Luca Milano (Rai Ragazzi) . "Rilevanza, qualità, credibilità, innovazione: queste parole chiave del servizio pubblico sono il cuore di tutto ciò che Sergio Zavoli ha fatto per la televisione e la radio", ha aggiunto Soldi. Intitolargli la Sala degli Arazzi è anche un modo "per avere questo eccezionale uomo d'azienda come compagno di percorso e di ispirazione dell'evoluzione che la Rai servizio pubblico deve compiere per essere contemporanea e universale".
Sergio Zavoli "è stato una colonna per il servizio pubblico e la Rai gli sta rendendo grandi meriti - dice all'ANSA Alessandra Zavoli -. Sono molto contenta di questa intitolazione, è un po' come renderlo eterno e rendere eterna la sua presenza dentro la casa Rai in cui ha vissuto tantissimi anni". Poi ci sarà, sempre con il patrocinio della Rai, "il premio intitolato a lui su cui stiamo lavorando. È un riconoscimento per il giornalismo d'inchiesta e per la cultura", nel segno del suo lavoro che aveva alla base "il rigore, la linea dritta, la trasparenza, l'onestà, i fatti sempre prima delle opinioni". Per la figlia Valentina questa intitolazione "è un simbolo del lavoro che papà ha fatto, anche guardando ai giovani. Lui credeva tantissimo in loro, pensava che avrebbero potuto prendere il buono del passato e trasportarlo verso nuovi mezzi, tenendo sempre presente che questo è un mestiere di grossa responsabilità e che avere un microfono in mano davvero potrebbe cambiare il mondo". Per Walter Veltroni "il nome di Sergio Zavoli, come quello di Biagio Agnes, è intrecciato con la storia della Rai". Zavoli "è stato tra i primi giornalisti tv che ha unito una dimensione narrativa a quella della cronaca. In quelle redazioni c'era un grande lavoro sui documentari, sul linguaggio, sulla scrittura, sulle parole. Sergio è l'espressione di tutto questo: lui raccontava che gli interessava che si conoscessero le persone e il loro pensiero". Zavoli "è la Rai e il servizio pubblico", ha sottolineato l'Ad Roberto Sergio. Lo testimoniano "tutto il suo racconto, la sua storia". Intitolare questa sala a lui "credo sia il ricordo più importante e migliore che si potesse fare. Questa è la sala dove tutto è accaduto, dove ogni volta accadono cose importanti del servizio pubblico. Non credo ci fosse onore migliore" .
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