(di Paolo Petroni)
CARLO ROVELLI, ''L'ORDINE DEL TEMPO''
(ADELPHI, pp. 208 - 14,00 euro). In questo anno in cui si
celebrano i 150 anni dalla nascita di Pirandello questo libro di
un fisico di fama internazionale come Carlo Rovelli (ben noto al
pubblico per lo straordinario successo di ''Sette brevi lezioni
di fisica'' con la sua chiarezza divulgativa e di scrittura non
senza un filo di ironica coscienza) appare quasi esemplare nel
finire per scardinare ancora una volta quel rapporto tra
oggettività e soggettività, tra apparire e essere, tra forma
apparente e vita, e essenza delle cose del mondo, dell'universo,
che la fisica indaga senza preconcetti.
Basterebbero le righe iniziali in cui ricorda come ''la terra
che sembra piatta in realtà sia una sfera; il sole che sembra
roteare nel cielo, invece siamo noi a girare'' per avvisarci
subito che la struttura del tempo non è quel continuum che
scorre tra passato, presente e futuro come sembra a noi e che
lui lo scoprì all'università, con stupore: anche il tempo
funziona diversamente da come ci appare e come funzioni davvero
ancora non lo sappiamo, pur avendo Rovelli dedicato la sua vita
di scienziato a indagarlo, a cercare di capirlo.
Se Einstein, che qui incontriamo spesso grazie alla sua
teoria della relatività legata al rapporto spazio/tempo, dopo
aver assistito a una recita in America dei ''Sei personaggi in
cerca d'autore'' andò in camerino dicendo a Pirandello ''noi
siamo parenti'', lo stesso potrebbe dire Rovelli che lavora,
naturalmente, alla fisica post newtoniana, nelle cui equazioni
era sempre presente il tempo, che oggi è scomparso da tutte le
equazioni fondamentali. Passato e futuro non si oppongono più
come si pensava e a dileguarsi, per la fisica quantistica, è
proprio ciò che i più credono sia l'unico dato sicuro: il
presente.
Qualcuno potrebbe leggere queste pagine come una storia
fantasy, tante saranno le sorprese e gli spiazzamenti per il
lettore comune, ma qui tutto c'entra, dalla logica alla verifica
sperimentale, tranne che la magia e il soprannaturale. Così
cerchiamo di capire come il passato, con i suoi segni, esista,
ma solo perché qualcosa si è arrestato, ha smesso di muoversi
con un processo irreversibile che ha degradato l'energia in
calore. Per questo nel nostro mondo tutto si scalda, dal
computer al nostro corpo, dalle meteore alla penna col suo
attrito sulla carta: ''in un mondo senza calore, tutto rimbalza
via elastico e nulla lascia traccia di sé''. Questo in un
divenire cosmico ''che è un graduale processo di disordine'', un
continuo rimescolamento attraverso il quale il disordine dilaga:
''quello che fa accadere gli eventi del mondo, che ne scrive la
storia, è l'irresistibile mescolarsi di tutte le cose....
l'universo intero è come una montagna che crolla pian piano''.
Bastino queste poche cose, questi pochissimi segni a
coinvolgere e incuriosire, ché il discorso di Rovelli non è
semplicissimo, ma lui porta il lettore che ne abbia voglia per
mano a non perdersi, e ne rimarrà affascinato sino alla pagina
finale in bilico... tra dolore e canto.
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